Sei ottave d’estensione, una tecnica vocale senza limiti e una padronanza musicale ineguagliabile. Esagerata e incontenibile nei virtuosismi, Rachelle Ferrell è in grado di eseguire qualsiasi acrobazia. Polistrumentista, cantante e compositrice, ha all’attivo due album con il prestigioso marchio Blue Note, “First Instrument” del 1994 e “Individuality” del 1998. Ma è solo con questo strepitoso e disarmante “Live In Montreux“ che dimostra a tutto il mondo il suo talento atipico.

Registrato tra il 1991 e il 1997, l’album cattura i momenti più significativi della sua presenza al celebre festival svizzero con il trio del pianista Eddie Green. Rachelle Ferrell è assolutamente irriverente e sfrontata, talmente brava da diventare quasi irritante… L’album si apre con un’interpretazione hard-bop di “You Send Me” di Sam Cooke, condita con un pizzico di scat che esplode nelle audaci versioni di “Bye Bye Blackbird” e “Don’t Waste Your Time”. La resa spettacolare è abilmente sostenuta dal contrabbasso in levare di Tyrone Brown e dalla robusta ritmica di Doug Nally. La Ferrell riesce a distinguersi anche nelle smooth ballads più sussurrate come “My Fanny Valentine” e “I Can Explain”.

“Live In Montreux” è un album impeccabile ed esemplare ma in questi 72 minuti di perfezione cosmica c’ è spazio per l’ espressività? O è totalmente assorbita da salti vertiginosi di registro, vocalizzi funamboleschi che spaccherebbero il cristallo più resistente? Io posso solo affermare che quello che sento è un'interprete che canta con consapevolezza e intelligenza, nell’assoluto rispetto del proprio strumento. Il risultato è farcito da un eccessivo manierismo, ma è assolutamente spiazzante, tanto da lasciarmi con il fiato sospeso…

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