Anche questa volta, come per gli Acustimantico, non ci sono altre recensioni. Quindi vado sparata a presentarvi i Radiodervish, e, soprattutto il loro disco "Centro del mundo".
I Radiodervish nascono dalle ceneri degli Al Darawish, nel 1997, a Bari. La loro musica è una miscela di sonorità mediterranee/orientali che spaziano tra le culture e le tradizioni del mondo, intrecciando lingue (italiano, francese, arabo...) e melodie che abbracciano tolleranti e compassionevoli l'essere umano inteso come tale, qualsiasi sia il suo pensiero, il suo colore, la sua sostanza. La loro musica riporta alla calma, alla riflessione, alla pace universale, alla coesistenza serena tra le diversità.
"Centro del mundo", disco grazie al quale il loro successo finalmente incontra il consenso del pubblico, è un disco pieno d'amore, lo si annusa subito, dal primo ascolto. Trasuda tenerezza, spiritualità ed emozione, nostalgia, anche. Si legano perfettamente le canzoni d'autore in italiano alle canzoni tradizionali arabe, nel disco, quasi come fossero legate tutte dall'inscindibile senso di appartenenza alla multietnicità. L'uomo e le sue emozioni sono il "centro del mondo", l'uomo e il suo amore per la donna, per la terra, per la pacificazione. Tutto quello che le note sfiorano, si trasforma in uno stato di grazia, nel quale si sospendono, come galleggiassero leggere, parole, pianoforti, violini, chitarre (l'ospite d'eccezione del disco è Massimo Zamboni). L'armonia danza assieme al misticismo, e ci balla benissimo. quando ascolti la canzone "L'esigenza", per esempio, ti viene voglia di vorticare su te stesso a piedi nudi, come un danzatore sufi, prima lentamente, poi, mano a mano che il quartetto d'archi s'innalza... sempre più forte, più forte, fino a toccare, sfiorare altre dita... fino ad annullare qualsiasi distanza, tra te stesso, e tutto il resto. Si legge spesso di loro concerti meravigliosi in giro per l'italia, infatti suonano spesso dal vivo, quest'anno, credo per la prima volta, hanno anche suonato al concerto del Primo maggio a S. Giovanni (hanno cantato in arabo e in italiano "Tu si 'na cosa grande", dedicandola a Domenico Modugno); sì, suonano spesso dal vivo, forse per creare quel "contatto" che altrimenti non si potrebbe instaurare con il pubblico, dato che i loro dischi forse solo oggi, si possono trovare nei negozi e megastore, mentre fino a poco tempo fa, si trovavano solo in alcune librerie specifche, o alle varie feste di sinistra (chissà perchè succede sempre così!). Non è bello che certa musica resti sempre chiusa in una nicchia, etichettata come "musica per pochi". Come tutte le cose belle, vanno mostrate orgogliosamente al mondo intero. Nel 1998, i Radiodervish, vincono anche il premio Ciampi, con il disco "Lingua contro lingua", che adesso risulta introvabile (dovrebbero esserci in giro delle ristampe, da maggio 2005).
Grazie Nabil Salameh, grazie, "miele nel vino".
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