Per modalità, hype ed altissime aspettative, l’uscita di ogni album dei Radiohead è sempre un evento.
Uscito in digital download l’8 maggio 2016 (prevista anche la pubblicazione di una edizione fisica con due tracce aggiuntive il 17 giugno), “A Moon Shaped Pool” è il nono lavoro in studio della band di Oxford ed arriva a cinque anni dalla loro peggiore prova in assoluto, quel “The King Of Limbs” che ha fatto storcere il naso (a ragione) a tanti fans ed ascoltatori più occasionali.
L’opera è stata anticipata da due singoli in due giorni: “Burn The Witch”, forse il pezzo maggiormente accessibile pubblicato negli ultimi dieci anni da Thom Yorke e compagni, strutturato attorno ad un incisivo arrangiamento d’archi, e “Daydreaming”, tipica ballad soffusa alla Radiohead.
Segue “Decks Dark”, probabilmente già uno degli episodi migliori del disco: parte settando le atmosfere su di un minimale arrangiamento di piano, per poi crescere in intensità grazie a degli inserti elettrici di Greenwood. “Desert Island Disk” si dipana leggera, minimale e guidata dalla chitarra acustica, “Ful Stop” (già presentata dal vivo quattro anni fa, come diverse altre canzoni dell’lp) è uno dei brani più complessi e parta da un semplice beat, per poi aprirsi a metà brano e lasciarsi andare ad un bellissimo intreccio di chitarre.
“Glass House” e “Tinker Tailor Soldier Sailor Rich Man Poor Man Beggar Man Thief”, invece, seguono la scia di “Daydreaming”, arricchendo a rotazione gli arrangiamenti con archi e piano. “Identikit”, altro pezzo già noto in versione live, mantiene la sua carica percussiva alla “15 Steps” (la vecchia traccia d’apertura di “in Rainbows”) anche nella versione studio.
“The Numbers” è vagamente zeppeliniana (per quanto possa esserlo un pezzo dei Radiohead), e richiama il versante più riflessivo e acustico di Plant e soci. “Present Tense” si distingue per i bei cori nel finale ed un altro arrangiamento praticamente perfetto.
Chiude una versione (pare definitiva) del capolavoro “True Love Waits”, pezzo fan favourite da diverso tempo e già pubblicato in una prima versione in “I Might Be Wrong: Live Recordings” nel 2001. Yorke stavolta opta per un arrangiamento evocativo dominato dal piano, e centra il bersaglio completandolo con un’interpretazione (al solito) magistrale.
“A Moon Shaped Pool” è un enorme passo avanti rispetto allo spento “The King Of Limbs”, e ci restituisce i Radiohead in uno stato di grazia compositiva incredibile. Un bellissimo disco che si candida già ad essere una delle uscite più convincenti di questa prima metà del 2016.
Miglior brano: True Love Waits
Carico i commenti... con calma