Affogo nella pioggia ogni pressione, lascio strisciare la musica di Amnesiac sino ai miei neuroni più reconditi.
Dilago in un oceano di suoni che nuotano dritti sino al cuore delle mie percezioni, allagandole di sublime malinconia.

Suonato come se fosse di nebbia, mi culla verso nuovi punti di osservazione della realtà, mi insegna che il vuoto è un'esigenza costante, mi lascia obliquo a riflettere sulle spirali di fumo che lascia la mia sigaretta.
Camminando per strade che grondano pioggia, io stesso divento d'acqua e lascio che stralci di assoluto come "Pyramid Song" e "Knives Out" mi conducano in spazi rarefatti, in cui unica esigenza è quella di non-afferrare, di non-percepire.
Placido ma risoluto nella continua negazone di vie d'uscita, claustrofobico come una serata d'autunno in mezzo ad un parco deserto, sporco di necessità non soddisfatte.
Zoppico e barcollo tra "You And Whose Army?", "I Might Be Wrong" e "Dollars And Cents" appoggiandomi qua e là sui tronchi bagnati di giri di basso annebbiati e infine, smarrito, mi abbandono sulla panchina dei tre brani conclusivi sfatto e sfinito.

Mondo sommerso, ogni brano sentenzia la vittoria dell'obliquità, della non-lucidità.
Da ascoltare soli, tristi, ubriachi e tremendamente vivi.

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