La melodia? Noiosa. Qualcuno me ne dia una definizione.
"È inutile insistere con gli stessi suoni, se poi ti danno il voltastomaco. Quello che ho fatto è semplicemente mettere su nastro quello che avevo in testa".
Kid A è un disco che pretende attenzione; il primo ascolto è spiazzante.
Per i fans sarà difficile accettare quest'album, infatti le classiche linee melodiche sono praticamente assenti o affiorano istintivamente qua e là. Di melodia ce n'è poca, dell'armonia si può anche fare a meno.
Thom non ha composto nemmeno una pop song completa e le registrazioni di Kid A hanno seguito questa nuova filosofia. Una specie di purificazione.
Nulla deve essere dato per scontato, come prima, o seguire percorsi rassicuranti e banali. Ci sono piuttosto nuovi suoni, quasi tutti grandiosi e molti al limite dell’esperienza umana, dove avvertiamo l'abbandono e la desolazione, dando all'album un'atmosfera distintamente surreale.
Il reciclaggio elettronico e le melodie liquefatte compaiono nella maggior parte delle tracce; Kid A suona come un cervello appannato che prova a ricordare un'abduzione straniera, e ha l'effetto di intorpidirlo dopo l'ascolto.
Con questo disco i Radiohead mettono in scena la crisi dell'espressione artistica e, contemporaneamente, la sua rinascita. Ci vorrà del tempo e un'infinità di ascolti per capire se questo lavoro avrà l’impatto del suo predecessore, "OK Computer".
Certo è che non lascerà indifferente nessuno. Lo si amerà o lo si odierà. Io continuo ad amarlo.
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