"Pablo Honey" (1993), per molti, è stata una piacevole sorpresa. Thom Yorke (voce, chitarra), Colin Greenwood (basso), Ed O' Brien (chitarra) e Phil Selway (batteria), da Oxford, avevano stuzzicato il palato di molti musicofili alla ricerca di nuove introspezioni e nuovi orizzonti musicali. Debuttano sognando i Rem, ma il loro debito verso gli U2 è innegabile: eppure, i Radiohead, non sono nè cloni nè fotocopie. Sono quattro musicisti talentuosi capaci, come primo disco, di sfornare un album non perfetto eppure godibilissimo come "Pablo Honey".
Il colpaccio da novanta, quello che li renderà delle star internazionali, è "The bends" (1995), seguito dall'epocale "Ok Computer" (1997). Pochi però (e spesso nemmeno le discografie più attente lo inseriscono) ricordono l'EP che i Radiohead composero dopo "Pablo Honey" e "The bends". "My Iron Lung" (1994), è, ancora oggi, per molti, un disco fantasma. E, a dire il vero, se proprio vogliamo, non è che ci si debba stracciare le vesti se non si è mai avuta l'occasione di ascoltarlo, anche perchè, forse, è il disco peggiore dell'intera carriera dei Radiohead. "My Iron Lung" è un curiosissimo mini-album contenente, a ben vedere, solamente un brano degno di nota, "Lozenge of love", una sorta di ballata innovativa assai simile a quelle di Nick Drake. Tutto qui, anche se il pezzo è veramente eccellente. Non male nemmeno la versione acustica di "Creep" (ma è tutto fuorchè esaltante, anche se tecnicamente vale molto), e un paio di brani tutto sommato un pò banalotti, "The trickster", brano violento e ossessivo, pure troppo ossessivo, e "You never wash up after yourself", un brano assai simile, almeno secondo molti critici, ad una lullaby.
L'album uscì nei negozi, specie in Europa, in maniera rapida e indolore, e fu uno sconsiderato insuccesso di pubblico (e di critica), rivalutato, ma non, come spesso accade, eccessivamente, solo in tempi più recenti, grazie anche all'incredibile successo di "Ok Computer", ed oggi è difficilissimo trovarlo in commercio (rintracciabile facilmente solo su www.amazon.com a prezzi, il più delle volte, proibitivi). Ma, come dicevo all'inizio, non c'è da rammaricarsi per questo insuccesso: la carriera dei Radiohead è ricca di album affascinanti e mastodontici (oltre al già citato "Ok Computer", sarebbe un delitto non ricordare l'altrettanto ottimo "Kid A", 2000), e in fondo, questo "My Iron Lung" è solamente una deludente ricerca musicale che i Radiohead ebbero modo di sperimentare prima di realizzare capolavori di portata assai considerevole.
Una curiosità: la voce di Thom York, che molti detestano, (e che invece, secondo il sottoscritto, è veramente molto bella e straniante) qui è davvero pessima, ma queste delle voci alterne dei cantanti è un problema vecchio come il mondo, ascoltatevi alcuni dischi di Bob Dylan, quella sua otturante voce nasale spesso sembra particolarmente eccelsa, altre volte appare confusa e sfacciatamente stonata ("Under the red sky" ne è l'esempio migliore).
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