Questo strano coso, questo oggetto (o forma di vita) venuto da chissà dove... La copertina bianca con immagini sparse, apparentemente messe lì a caso, come quell'autostrada sfumata o quel muso di aeroplano: una cover che a guardarla bene ti accorgi che è un'istantanea del Novecento, un vero e proprio ritratto del nostro tempo. E pensare che ascoltare il disco è come osservare ancora quella copertina... Sintonia perfetta tra arte (perché questa è arte) visiva e sonora. E sintonia perfetta anche tra canzone e canzone.

E' passato un po' di tempo prima che questi brani mi entrassero dentro, ma piano piano la musica ti colpisce sempre più e continua a farlo all'infinito, è come se qualcuno penetrasse all'interno del tuo cervello e non si fermasse mai, un alieno sotterraneo che ti rapisce e ti porta su un altro pianeta...

Dopo l'ipnotica e spaziale (spaziale sia nei testi che nella musica) "Airbag" d'apertura, la straziante e schizoide "Paranoid android" (magnifico il lamento "rain down, rain down") e la sognante e psichedelica "Subterrenean homesick alien", con un testo tenero, ingenuo e meraviglioso, pensi: "Sì però ora il livello mi sa che scende, non possono aver fatto altre canzoni così..."
Invece senti la chitarra acustica, tristissima, la voce sussurrata che risuona nel vuoto... E' "Exit music", emotivamente intensissima, profonda, drammatica, con lo splendido crescendo liberatorio sottolineato da un dirompente giro di basso e dalla chitarra distorta al computer (geniali anche i rumori di sottofondo - persone che parlano, gabbiani sul mare - al verso "there's such a chill" e poi a "we hope that you choke").
Poi altre due perle, "Let down" e "Karma police", più melodiche e forse per questo sottovalutate, o forse sono io che le sopravvaluto?
Escludendo “Electioneering” che, musicalmente parlando, è a mio giudizio una macchia in paradiso, nella seconda parte dell’album troviamo altri capolavori: la malinconica (una canzone cantata dal computer che riesce a trasmettere emozioni!, no comment) “Fitter happier”, una vero e proprio riassunto del mondo moderno (qualcosa che mi ricorda “Revolution 9” dei Beatles), la horror song “Climbing up the walls” (con gli archi finali da brivido), a cui si oppone la dolcissima “No surprises” (il cui testo contrasta però con la positività della melodia); di seguito abbiamo la sconsolata “Lucky” (Thom “at his best” e chitarre alla David Gilmour), in cui il testo in questo caso è molto più ottimistico rispetto alla musica (vedi “Perfect day” di Lou Reed), e infine la chiusura più degna che era possibile trovare, “The tourist”, che riprende il tema della velocità dei mezzi moderni da “Airbag” e “Let down” e riassume, in quello straziante urlo (vi dice qualcosa Munch?) “slow down”, tutto il contenuto dell'album… Vi ricordate all’inizio quando si parlava dell’autostrada in copertina e della corrispodenza tra immagini e musica?

PS: perdonatemi tutte le parentesi che ho usato…

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