I Radiohead sono riusciti a liberarsi della scomoda etichetta di "one hit wonder" (guadagnata dopo il successo di "Creep", unica canzone davvero degna di nota del debole esordio "Pablo Honey") pubblicando uno splendido, intenso e sofferto secondo album, "The Bends", avanti anni luce rispetto al precedente. E' tuttavia con il terzo album, "Ok Computer", che i cinque ragazzi di Oxford fanno il decisivo salto di qualità.

L'attacco con la seducente "Airbag" è azzeccatissimo, con il suo riff tagliente come una lama e il suo testo particolare (un originale ringraziamento alla moderna tecnologia delle automobili). La traccia successiva é "Paranoid Android", la cui struttura composta dall'alternarsi di 4/4 e tempi irregolari è ispirata a quella di "Happyness Is A Warm Gun" dei Beatles. Una cavalcata di sette minuti alla fine della quale si rimane storditi dal suo splendore. La bellissima "Subterranean Homesick Alien" con le sue atmosfere rarefatte ci porta a uno dei capolavori del disco: "Exit Music: For A Film". Una vera e propria poesia, che incomincia con la sola chitarra acustica ad accompagnare la voce sofferente di Thom Yorke, fino al crescendo finale, un esplosione generale di tutti gli strumenti che ci porta ai limiti della commozione. La bellezza eterea e delicata di "Let Down" funge da introduzione alla seconda parte del disco, quella dai contenuti e dalle sonorità più apocalittiche, che incomincia con la splendida "Karma Police". La traccia successiva è la spiazzante "Fitter Happier", un'ironica critica ai modelli che i mass-media ci vogliono imporre, con la voce robotizzata di Yorke che elenca i consigli per essere l'uomo perfetto. "Electioneering", canzone contro le false promesse dei politici, è ciò che rimane dell'eredità dei primi due album, con le chitarre grunge a tutto volume. La successiva "Climbing Up The Walls" è il pezzo più debole dell'album, e nonostante il crescendo finale, non da mai l'idea di dirigersi verso una precisa direzione. Comunque con essa si conclude la parte apocalittica dell'album per entrare nella terza parte, quella finale, composta da un trio di canzoni memorabili e dalle atmosfere più distese. "No Surprises" è una stupenda e dolcissima ninna nanna con tanto di xilofoni, che però nasconde dietro la sua dolcezza un testo struggente. Successivamente, la bellissima "Lucky", e infine, la degna conclusione con la solenne melodia di "The Tourist".

Insomma, "Ok Computer" è un capolavoro ai limiti della perfezione, che va ascoltato dall'inizio alla fine senza interruzioni. Un vero e proprio viaggio in un monoblocco di malinconia, alenazione e sofferenza, che rappresenta una delle maggiori testimonianze artistiche della fine del XX secolo.     

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