Abbiamo perso un'altra occasione buona.

Quello che doveva essere l'evento discografico del 2011 si è rivelato un mezzo passo falso.

A nulla è valso aspettare 4 anni dall'ultimo "In Rainbow": questo "Signore degli arti" (solo 8 brani per meno di 36 minuti!) è una copia sbiadita di cose già sentite. Un album che sembra frettoloso e poco curato, nel suo insieme.

La citazione auto-referenziale di una band che sembra ormai brava a ricreare se stessa. Nessun nuovo suono, nessuna idea rilevante, scarsi gli arrangiamenti e, in fondo, poco lavoro di squadra.

Sembra più un "Eraser 2", il seguito del disco solista del cantante Thom Yorke, lavoro glaciale e asettico che un vero lavoro targato Radiohead.

Dov'è la band? dove sono gli arrangiamenti sofisticati di "Kid A"? Dove sono le scritture di brani indimenticabili come da "Ok Computer" o anche da "In Rainbow"? Dov'è la ricerca, la poesia nichilista e la sperimentazione?

Niente da fare: tutto s'è perso dietro a sound-design elaborati e sapientemente distorti, che fanno da contraltare a canzoni "facili" nella loro costruzione armonica ma allo stesso modo poco interessanti e assai meno memorabili.

Un'altra occasione sprecata, dicevo. Un lavoro di transizione, voglio sperare.

Toccherà dunque sedersi sul bordo del fiume ad aspettare qualche altro anno per vedere se passerà la carcassa di una band ormai decrepita o se vedremo resuscitare un gruppo che ha sempre dato prova di stupirci ad ogni sua apparizione discografica (o quasi).

A questo punto, per coerenza, dovrei votare due palle ma francamente non me la sento. A riprova del fatto che anche un vecchio recensore brontolone come me può ancora avere un'anima che batte.

Si come no, sul raccordo da mezzanotte alle 3.... diranno le solite malelingue burlone.

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