Attaccato all'inverosimile dall'esterno questi giorni. Grandi conquiste. Nostalgia dell'altro mondo. La solitudine non cercata, quella oggettiva, scarnifica tutto, prima che uno ci fa il callo. La noia, se non la si ama, è una brutta bestia. Dio sia lodato poi c'è 'sto film... al di là del bene e del male. Era dal 1997 (Hana Bi di Kitano) che non vedevo un "miracolo" in sala.
Mastodontico il materico masticato e fatto marcire dal rumeno che trasforma l'oro in merda. Ti basisce dall'atrocità che tu stesso sei.
È un bocchino (con l'ingoio naturalmente) senza premeditazione che ti fa venire dopo pochi secondi. È finalmente tirar giù un bestemmione all'assurdo di quanta miseria possa tirar fuori l'essere umano. È comico come un vecchio film con Buster Keaton, con quelle sue facce monotone che vengono da un altrove. È porno nel significato psichico del termine.
È una cloaca d'ignoranza di una logica naufragata di una professoressa di liceo che si ritrova in mezzo a una situazione del cazzo, letteralmente. È l'invidiosa mignottaggine delle mamme frigide degli alunni che non trombano da una vita e che hanno una ragnatela in mezzo alle gambe e morbosamente invidiano la mega chiavata pecoreccia dell'insegnante andata in rete per "sbaglio".
È il barzottismo dei luridi bastardi dei padri e maschi laidi che sentenziano la condanna ad un'erezione che loro non possono più frequentare. È il voyeurismo bacato delle bagasce che siamo. È lo sputare nel culo spanato del cattolicesimo. È il risolino dell'anima de li mejo mortacci vostri.
E poi quella passeggiata dantesca portata a noi da "Jude" con l'occhio fuori della piramide, con la purezza dell'oscenità della vita filmata senza filtri. Il trip della realtà...
E poi quegli inserti storici, di costume, di moda, di fica, di fica pelosa, nera. Tutto spietato, tutto alla luce del sole, tutto parallelo e all'apparenza innocuo ma che ci spiattella un devastante revisionismo osceno delle bugie e cacate in cui siamo immersi.
E tutto va a farsi fottere alla grande e si nebulizza in polvere di stelle con il finale supereroe del film che rimette tutti in riga da quelle finte new age di sindromi di Stendhal inventate, con un'estetica aliena che ci trasporta in un inaspettato così trascendentemente divertente da provocarci una crisi di panico di genialità mai frequentate proposte da Radu Jude (il regista), che scorreggia a tutto spiano sghignazzando in faccia a tutta l'ipocrisia dei cavernicoli che cancrenano la terra coi loro giudizi pallonari.
Il finale non può che omaggiare intrinsecamente l'irripetibile ed "eroe nazionale" Vlad Tepes, Principe di nome e di fatto a trasformare lo scorrere del tempo in esperienza storica che evolve coscienza, e tutto semplicemente risolto da un bastone nel culo: con le buone maniere (di frassino) si ottiene tutto.
È così che si risolvono le emorroidi dello schifo dell'umanità. Chi di fellatio ferisce, di palo perisce... Qui non si fanno prigionieri, Decebalo insegna.
Bravo Radu, bravo!
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