Ho visto che nessuno ha ancora scritto una recensione su "Sulla linea dell'orizzonte fra questa mia vita e quella di tutti" quindi ho provato a scriverne una io.
Breve storia dei Raein: nascono nel 2002 a Forlì dall'unione dei La quiete e i Neil on impression. In pochi anni si affermano in Europa grazie al loro sound aggressivo e tagliente alla Orchid, "Il N'y A pas D'orchestre" ne è l'eclatante dimostrazione.
Nel 2005 si sciolgono ma dopo qualche anno riprendono a suonare e nel 2011 ecco "Sulla linea dell''orizzonte fra questa mia vita e quella di tutti". Forse meno aggressivi nel sound ma ugualmente Raein.
L'album si apre con "Se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta", l'inizio che è tutto un programma. Chitarre che s'incrociano, sovrappongono e s'intrecciano in uno schizofrenico walzer, una batteria sicuramente più nitida e quadrata se confrontata ai lavori precedenti ma ugualmente solida e per niente noiosa. Una linea vocale urlata, non-chiara, che spesso e volentieri si confonde con tutti gli altri strumenti.
"Nirvana" l'inno cantato come probabilmente lo canterebbe mimì dei Massimo Volume. Un crescendo che verso dopo verso coinvolge sempre più. Non a caso uno dei pezzi più conosciuti e ascoltati.
Il riff di chitarra di "Costellazione secondo le leggi del caso".
Il testo di "Rumore.tre":
"Tu sei sempre. Sei la natura delle cose, e risuoni, risuoni del suono dell'idea, parli dell'idea di mondo.
Sei un fatto, un momento di purezza, un momento in cui non ci si ricorda presenti,
sono loro ad aver memoria di noi sai.
Stiamo per appoggiarci a terra.tu non ti appartieni più. Sei libero.
Ed è il momento di farsi avanti, è il momento di uccidere gli intermediari e di affondare le mani nella materia, pura. Sopra la creazione, ricostruisci!"
Le parole che cripticamente parlano della morte di una persona cara. Di come adesso sia "libera". Di come sia anche il momento di reagire.
Forse sarà a causa di un recente lutto che ho interpretato cosi questa canzone. Sta di fatto che continua a essere il mio testo preferito.
"Oggi ho deciso di diventare oro" e aiutarsi con le dita per farsi largo tra le righe (cit.). Capire che la realtà delle cose non è sempre davanti ai nostri occhi, anzi buona parte delle volte bisogna cercarla fra molte sfumature e specchi.
Ma le due canzoni che più mi piace ascoltare, si trovano alla fine e sono "dopo di noi la libertà" ossia il bisogno di fermare la frenesia e fermasi a riflettere su cosa si è e su cosa si vuole davvero; e di seguito "come materia infinita" con la sua lunga coda, come la quiete dopo la tempesta, ecco la degna fine e conclusione.
Alla fine le domande conclusive e fondamentali sono:"cosa c'è dentro queste musiche e questi testi? Cosa mi hanno trasmesso?", proverò a rispondere.
I Raein sanno di grigio, di autodistruzione, la non-gloria, uno sbiadito pomeriggio d'autunno, una vecchia e arrugginita stazione abbandonata. Certe cose non sono affatto facili da accettare e ricordare ma bisogna affrontarla e capirle. Ma senza piangersi addosso. Ecco cosa è per me "sulla linea dell'orizzonte fra questa mia vita e quella di tutti", una rassegnazione così aspra che quasi parla. Un grido di disperazione contro la non-ragione di quest'epoca, al contempo un grido di speranza per i pochi rimasti. Un combattivo viaggio fra il grigio di se stessi.
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