Raf è uno di quei cantanti in grado di sorprendere, di cambiare genere quando meno ce lo s'aspetterebbe (o almeno lo è stato, anche solo per questo disco), incurante di deludere qualche coppietta in luna di miele, ed introducendo nel disco una nuance politica forse scomoda, di sinistra; o forse con lo scopo di tentare così  'un grande salto', verso autori quali De André, De Gregori e Guccini; sempre ammesso che ne avesse bisogno, visto che la musica evade sempre dagli stereotipi delle forme che assume.

'La prova', datato '98, apre però con 'Vita, storie e pensieri di un alieno' che consolida l'indole romantica e melodica, oltre ad accrescere l'impatto sonoro tramite d'ottimi riff di chitarra ed al sottofondo di tastiera, che combacia bene con la voce foderata di Raf, la quale tra registo medio e di testa parla idillicamente della vita ad un inesperto alieno.

'Lava' è una traccia abbastanza lenta, ma intervallata da riff heavy, brevi e sonori, incalzanti nella parte finale; ed anche l'intonazione vocale s'inasprisce in certi tratti, sulla melodia che altrerna nelle misure note basse e alte, su questi testi: 'Sono lava, fuoco e luce, nella notte, dove sei, sono un urlo che, che non tace, prendimi, sono quello che vuoi. Sono lava, mare rosso, che ti scava, cerca un posto, dentro di te, per ogni volta che vorrai, che vorrai...'. Segue 'Little girl' secondo estratto dopo la traccia 1, leggermente più veloce nella metrica e più debole nei riff (comunque ricorrenti), mentre il senso si rifà ai lavori sentimentali precedenti e futuri.

'Che giorno è' innesta sul sottofondo rock la tematica politica, intrapresa alla lontana, con riferimento agli anni di piombo, neppure diretto, e con testi sempre poetici ed in rima, ben cadenzata anche nel ritornello cinto da riff pesanti. Segue una 'ballad' acustica: 'Jamas', dai toni corrucciati e rotti, e testi malinconici e dissidenti verso l'apologia americana nonché nostalgici e d'elogio verso Ernesto Guevara, a cui è dedicata e a cui rivolge: 'Oh... mai, no te habran jamas'.

Segue nel disco: 'La danza della pioggia' (presente anche un bel video), che anche grazie all'allegoria della pioggia, è cadenzata bene attraverso metrica e assonanze e testi ovviamente d'amore. Mentre  'Il primo uomo' scandita da chitarra acustica e basso e intervallatala chitarra rock, è una canzone dai testi meramente poetici e esistenziali.

Segue 'Tra le mie domande e il mare' proseguo della precedente nei testi e altro episodio dalla forte cadenza, che con liriche oscillanti onomatopeiche col mare immette alla title track, 'La prova', dove Raf tifa per i perdenti, gli emarginati, e i ghetti, contestando in maniera molto sommessa e rassegnata, ma anche vanatamente stoica. Sul piano musicale ha un grande risalto la batteria, oltre la chitarra, e l'altrenanza vocale di strofe veloci, come nel rap. Molto particolare.

Concludo con un commento rivolto ovviamente esclusivamente alla musica, (la politica non m'interessa affatto) che s'è impossessata di queste sonorità rock, perpretando allo stesso tempo la matrice pop nei testi, su melodie stanziate nella metrica pop. Una dote fondamentale secondo me è l'uniformita, la quale conferisce la percezione della compiutezza all'idea creativa che sta alla base del disco.

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