E' ormai chiaro un po' a tutti che il metal non sta attraversando uno dei suoi momenti migliori, anzi: le band inutili imperversano, inflazionando e rovinando un genere che era esploso negli anni '80 come un moto di ribellione che si incarnava in band come Iron Maiden, Judas Priest, Metallica e tante altre di notevole importanza. Ma il trend è diventato negativo e il genere ha iniziato una lunga e inesorabile discesa che viene resa meno rovinosa soltanto da alcuni episodi e da qualche eccezione che qua e la spunta fuori.

I Rage possiamo considerarli una piccola grande eccezione, a maggior ragione dopo "21", intuibilmente il ventunesimo disco della loro vita artistica. Una band tedesca nata nell'ormai preistorico 1983 che si è posta come una delle realtà del metal classico più affidabili d'Europa e non solo. Naturalmente anche loro hanno subito critiche, soprattutto sono stati accusati di eccessivo trasformismo, come se la band teutonica volesse accaparrarsi anche altri fans. Ma il cosidetto "trasformismo" è dovuto al fatto che 21 album in studio hanno plasmato un'esperienza che ha permesso al leader Peter "Peavy" Wagner di variare più volte la proposta dei Rage: ci sono stati fasi più power, altre heavy, altre ancora speed e symphonic. Ma nonostante questo andi rivieni di sottogeneri metalliferi una cosa si può certamente affermare: i Rage rimangono una delle poche (pochissime) realtà europee a suonare un heavy metal ancora degno di questo nome.

La conferma è appunto "21", un disco possente e "d'annata" come il sottoscritto non ascoltava da tempo per il genere in questione: e se proprio vogliamo dirla tutta, l'ultima creatura di "Peavy" è infarcita anche di una buona dose di thrash. Tutto coniugato con una produzione moderna e all'altezza che esalta i suoni e rende il cd compatto e privo di sbavature. La titletrack ci restituisce un gruppo in piena forma che strizza l'occhiolino ai Megadeth che furono, per non parlare dalla mazzata d'acciaio "Forever dead": un sound aggressivo, linee vocali accattivanti e un chorus all'altezza. Heavy metal perduto, quello vero. A parere di chi scrive l'highlight del disco insieme a "Psycho terror", altra cavalcata metallica di antica memoria.

Rispetto al passato prossimo "21" è un disco decisamente più "pesante", molto più vicino al thrash che al power. Provare per credere con "Serial killer" probabilmente una delle song più dure mai composte dalla band. A quest'anima fottutamente picchiatrice se ne accosta una più melodica (naturalmente in stile Rage) che si percepisce in track come "Feel my pain", "Death romantic" e nella conclusiva "Eternally". Importante per la costruzione sonora dei pezzi, oltre che l'ugola aggressiva di Wagner è soprattutto la sei corde di Victor Smolski, con soli mai banali e stucchevoli.

Ecco quindi un disco di heavy metal del 2012 così come dovrebbe essere: potente ma mai ruffiano e soprattuto ben suonato e composto. Il platter in questione è la conferma che chi vuole produrre buona musica riesce ancora a farlo. Non c'è altro da fare che tributare il giusto onore all'immortale Peavy.

1. "House Wins" (1:30)
2. "Twenty One" (6:16)
3. "Forever Dead" (6:20)
4. "Feel My Pain" (5:41)
5. "Serial Killer" (5:45)
6. "Psycho Terror" (6:58)
7. "Destiny" (5:13)
8. "Death Romantic" (5:59)
9. "Black And White" (5:21)
10. "Concrete Wall" (3:49)
11. "Eternally" (5:09)

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