Per un ascoltatore di musica, qualunque genere, viene prima o poi il momento in cui ci si bisogna spostare da gruppi diciamo "mainstream", e andare ad esplorare altri gruppi, magari quelli sentiti solo di nome. Nel campo dell'heavy metal, questo paragone si può fare con un qualunque ragazzo 16enne, che scoperto il mondo dell'Heavy Metal, si avvicina ovviamente, agli Iron Maiden. Black Sabbath, Judas Priest, Metallica... Ma poi? Le cose sono due: O si rimane ancorati a questi gruppi, imparando fino alla noia ogni nota e parola, o si cerca di ampliare il proprio bagaglio musicale cercando altri gruppi, con i quali molte delle volte, la fortuna non è stata dalla loro parte, negandogli la fama che meritavano, e non rendendoli "popolari" come invece lo sono le band citate sopra.
I Rage, rientrano pienamente in questo concetto. Fondati nel 1983 dall'inossidabile Peter "Peavy" Wagner, il trio tedesco è portatore di un Heavy Metal crudo e diretto, con influenze Speed e al limite del Thrash. Un gruppo che non ha mai fatto pause, periodi di riflessioni, o altro, basti pensare che in quasi 33 anni di attività, i Rage hanno sfornato la bellezza di 22 album, 10 EP, e svariate collaborazioni con gruppi del calibro di Gamma Ray, e una lunga attività con l'orchestra sinfonica di Praga, inauguarata nel 1996 con la pubblicazione di "Lingua Mortis". Arrivati nel 2016, che cosa si può chiedere di più ad un gruppo così? I Rage peraltro, sono un gruppo da rispettare per aver portato avanti il concetto di "coerenza", tanto sconosciuto ad alcuni gruppi che pur per rimanere sulla cresta dell'onda e non affondare, rifiutano troppo spesso. "The Devil Strikes Again", non è altro la conferma di quanto detto, un album che non sperimenta, non cambia sonorità, ma che è una semplice mazzata nei denti, e per ogni appassionato di Heavy Metal, sopratutto teutonico, non è altro che cibo quotidiano.
Si comincia a bomba con la titletrack, un riff minaccioso e impossibile da fermare, una batteria coinvolgnete che vi costringerà a battere il piede a ritmo, e un Peavy che con la sua voce roca e grezza ci accompagna in questo viaggio. Sicuramente un pezzo ben riuscito. "My Way" era già precedentemente uscito come singolo, e sicuramente fa la sua porca figura, con un basso che sembra inarrestabile e un assolo veramente ottimo. La nuova formazione non sembra aver portato cedimenti in casa Rage, coem alcuni pensavano. "Back On Track" è un'altra canzone riuscita alla perfezione, che con i soliti riff minacciosi e granitici ci fa accapponare la pelle. Ottimo ritornello, dove la voce rude di Peavy risulta essere veramente affascinante. "The Final Curtain" si muove su un mid-tempo ben riuscito, con qualche rallentamento che si incastona alla perfezione nel brano, che esce assolutamente promosso. "War" è senza dubbio uno dei migliori pezzi dell'album, con un basso veramente ottimo, e che ci rimanda a ai fasti di quel "Soundchaser", pubblicato nel lontano 2003, a cui Peavy aveva per l'appunto promesso che queso nuovo album ne avrebbe richiamato le sonorità. Per una volta, dichiarazioni come queste, si sono rivelate veritiere. Con "Ocean Full Of Tears" si ritorna allo speed tanto consono ai Rage, con una batteria da 10 e lode, e un ritornello azzeccatissimo, uno dei miei pezzi preferiti. E dire che il titolo mi aveva fatto venire in mente una ballad..."Deaf, Dumb, And Blind" si regge su un riff assurdo, tanto trascinante com'è, che il pezzo risulta essere uno dei più riusciti, anche se dal ritornello mi aspettavo meglio, ma è come cercare il pelo nell'uovo. "Spirits Of The Night", anticipata anche da un ottimo video, ha dalla sua uno dei migliori riff dell'album, e qui Peavy dà il meglio disè, richiamando quasi un certo Boltendahal (Grave Digger...nessuno?), che con la sua voce aveva ispirato in molti. "Times Of Dakness" avanza lentamente, per poi esplodere con un pre-chorus ottimo e un ritornello lento, ma funzionante. L'album si chiude con "The Dark Of The Sun", il cui inizio è spaccatimpani e potente come solo i tedeschi sanno fare, e che procede in un pezzo che va ben oltre il trascinante.
Cosa dire di album come questi? Questo "The Devil Strikes Again" dimostra che l'Heavy Metal non è sorretto solo da Iron Maiden e compagnia bella, ma che anche gruppi "secondari" riescono a sfornare album che possono anche superiori rispetto a quelli rilasciati dai gruppi più blasonati. Mi ripeto, la coerenza è un valore che pochissimi gruppi conosco ed i Rage sono uno dei pochi fra questi. Se non li avete mai sentiti, vi consiglio di dargli una possibilità. Spero vi lascino a bocca aperta, come lasciarono a bocca aperta il sottoscritto qualche anno fa.
"I Rage sono come la pizza prosciutto e funghi in pizzeria, nell'indecisione non sbagli mai."
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