Non sforzarti. Non puoi. Non ce la puoi fare. Arrenditi, vedrai si rivelerà la scelta migliore. Smettila di lottare. Non cercare forze che non hai, non ti serviranno. La luce sta svanendo, arrenditi.
Siamo arrivati al capolinea. Post Dubstep? Dark Ambient, sempre preceduta da "Post"? Forse. La costatazione però è un altra, quella di una fine imminente che si rivela essere un mancato inizio. I Raime sono arrivati, il resto è partito.
Dimenticatevi la desolazione urbana di Burial, il nichilismo sempre urbano di Distance, le ombre di Kryptic Minds o i viaggi astrali di Clubroot. Nei Raime non vi è nulla di tutto ciò. Ma anche di tutto il resto. Il vuoto. Il buio totale. L'assenza di luce e di vita. Il buco nero dei Raime ha risucchiato tutto e non ha lasciato nulla, rimanendo da solo, minaccioso e oscuro, in attesa della prossima vittima e della più piccola quantità di materia in nessun modo in grado di opporsi. Insaziabile, le dimensioni colossali di questo vuoto aumentano sempre più, il buio che avanza non è più di questo mondo, ignoto, disumano, freddo, troppo freddo.
Questa è l'incarnazione del nulla, la fine del sogno e l'inizio dell'incubo. L'avanzare della consapevolezza della tragicità degli eventi in procinto di accadere.
Era tutto un illusione. Non c'è nessun viaggio, nessuna meta, nessuna strada. Non arriveremo a destinazione perché non siamo mai partiti. Davanti a noi: il vuoto, dietro: il vuoto. Buio. Buio profondissimo. Sensi atrofizzati. Un'infinita spirale discendente e un'angoscia che sale in maniera inversamente proporzionale ad essa, unica arma per farla cessare, la presa di coscienza, la scelta più ardua e il raggiungimento della verità più spaventosa:
Tu non esisti
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