Sono passati due anni da "Misanthropic Alchemy", e le palle cominciavano a rotearmi chimicamente, poi mi guardo attorno, e scopro che i tre disgraziati figli di Ramesse ne hanno combinata un'altra delle loro! E puff! Mano ai talismani: ecco "Baptism Of The Walking Dead".
Che dire? Due anni, e questi fanno un EP che sa molto dei primi Autopsy e poco dei primi Wizard, rallentando le velocità in modo un po' strano e dando sfogo a ciò che più vogliono lasciare all'ascolto, ossia una sfuriante e macabra atmosfera nichilistico-onirica, in cui vortici e nebbie si alternano costantemente in quella che sembra proprio essere una maggiore attenzione compositiva. Salto questo, particolarmente decisivo rispetto alle registrazioni looppeggianti precedenti, ma non del tutto covincente.
Veniamo al dunque.
I brani proposti sono tre: l'omonimo "Baptism Of The Walking Dead", che bene lascia intendere lo smisurato amore di Bagshaw e Greening per l'Horror, abusato e sminuzzato come il più infernale dei prezzemoli in una minestra-intruglio dalle potenzialità transilvaniche e deattheggianti; "Another Skeleton", brano soave ed onirico nei primi istanti, destinato a sfuriare poi verso tramonti pagani quanto desolanti in un battito di ciglia, esplicitando quelle che sono le discrete potenzialità della voce di Adam Richardson, qui scomposta e frazionata appositamente in due canali per meglio dettare l'apocalittico versetto di distruzione egizia ai tre tanto cara, e rendendo così la traccia sfumata come mai prima all'interno della loro produzione; e poi vi è l'ultimo, inquietante ed abominevole "Khali Mist", immediatamente imposto, facilmente comprensibile, e soprattutto, particolarmente trascinato e trascinante, come un viaggio lungo l'intestino di un mostro marino di cui non si conoscono le fattezze esteriori, ma del quale bene si intendono le oscurità interne, mefitiche ed opache, anche in questo caso, lasciate sfumare insolitamente e dolcemente, quasi tentando un approccio impossibile che appare lontanamente melvinsiano/aliceinchainsiano.
Valutazioni disinteressate.
Una proposta questa, interessante certo, ma poco convincente per chi si ricorda del precedente lavoro, già più lineare, concettualizzato, video-incastonato, e senza dubbio, maggiormente pachidermico e dopato, quanto acristianamente metafisico. Per contro in questo caso emerge infatti una eccessiva velocità auditiva, quasi sonica (20 minuti circa), e che ben contraddice la lentezza impropria delle distorsioni presenti, lasciando un pochino delusi i palati fini, e costringendoli a domandarsi il perché effettivo di questo EP (crisi economica a parte).
Nell'insieme, tutto sommato, ascoltatevelo e fatevene una ragione.
Ne approfitto però per spronare chi non li conoscesse a sentire i precedenti tentativi (Misanthropic Alchemy su tutti), senz'altro più audio-invitanti e oppiaceamente depravati.
Che Ramesse li protegga!
(e magari faccia partorire loro qualcosina di più di un EP ogni quattro anni... manco fossero i mondiali..)
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