1995: i Ramones pubblicano un album intitolato "Adios Amigos", fine dichiarata della loro parabola musicale, e per il successivo tour d'addio scelgono come band di supporto un gruppo emergente che con il punk c'entra come un orso polare nel Sahara: si tratta dei Rammstein, che proprio in quell'anno avevano pubblicato il loro disco d'esordio, "Herzeleid", il primo passo verso la gloria eterna per una band capace di superare tutti i luoghi comuni, di scrivere testi a dir poco geniali e di inventare un vero e proprio genere (il Tanz Metall) per poi rinnegarlo negli anni della maturità. Un passaggio di consegne che può apparire quantomeno strampalato, ma pur sempre il simbolico avvicendarsi tra due realtà musicali egualmente imprescindibili, ciascuna per il proprio genere e la propria epoca.

Già, ma com'è questo oggetto, che ha permesso al neonato Schiacciasassi un così grande onore? "Herzeleid" è un album molto fluido, molto omogeneo e molto coeso, una sorta di diamante allo stato grezzo, primogenito di una band in quel momento non ancora al massimo del proprio potenziale. L'elemento chiave di questi Rammstein primordiali è il groove, l'inconfondibile groove del Tanz Metall creato da un continuo, meticoloso lavoro chitarra-tastiere ripetuto in quasi tutte le canzoni del disco. Ciò che ne risulta è un sound di grande appeal e originalità, in cui il metal si incastra alla perfezione con elementi quasi synth anni '80, grazie appunto alle tastiere di Christian "Doktor Flake" Lorenz. Bastano le prime note dell'opener "Wollt Ihr Das Bett In Flammen Sehen", con il suo riff accompagnato da un incessante giro di basso che si ripete per tutta la durata del brano per immergersi completamente in queste atmosfere un po' over the top, atmosfere che ritornano anche in canzoni come la bellissima "Der Meister", in cui i Nostri aggiungono al cocktail una melodia vagamente orientaleggiante che aggiunge ulteriore fascino a una composizione già di per se magica, oppure l'accoppiata "Weisses Fleisch"-"Asche Zu Asche", fracassone e strafottenti, ma con gran classe. La spina dorsale, lo zoccolo duro del disco è completato da altri tre grandi pezzi: il singolo "Du Riechst So Gut", la cui melodia quasi ossessiva e il ritornello orecchiabile e un po' perverso non possono certo lasciare indifferenti, "Leichzeit", altro Tanz-Metall da manuale e l'ironica "Heirate Mich" (notevoli i cori sul ritornello, che saranno poi ripresi dieci anni dopo in "Te Quiero Puta".)

I giovani Rammstein provano anche delle variazioni sul tema, e proprio qui dimostrano i propri limiti di band esordiente, non azzeccando sempre: ad esempio "Das Alte Lied", la canzone più lenta e cadenzata del disco, una specie di nonna delle varie "Dalai Lama" e "Spring", rispetto alle quali dimostra però meno mordente e gusto per la melodia, risultando così un pochino piatta e monotona, così come la titletrack "Herzeleid" che, ritornello e uso del pianoforte a parte, si dimostra una performance piuttosto bruttina e poco convincente, forse per l'andamento a singhiozzo del riff e del cantato di Till, che in questa occasione non mostra il pieno le sue straordinarie doti di espressività vocale, cosa che fa invece in una delle sperimentazioni più belle e riuscite del disco, la prima ballata dei Rammstein, "Seemann", resa straordinaria e unica del proprio genere grazie proprio al cantato malinconico di Till, che diventa una cosa sola con il delicato arpeggio che vaga incerto su se stesso per poi sfociare in un riff possente e irresistibilmente melodico nel ritornello. "Seemann" rappresenta la sfaccettatura più dolce e in un certo qual modo più romantica dei Rammstein, mentre la canzone che chiude l'album, "Rammstein" appunto ne mostra il lato più oscuro, più truce e più shock: un cupo e incalzante beat elettronico che si fonde con l'elica di un aereo, poi un riff lento, indugiante e minaccioso che si protrae all'infinito, con un incupito Till che intona una macabra poesia che si spegne senza mai esplodere, chiudendo il disco in modo inaspettato.

Un disco che trova nell'omogeneità il suo punto di forza e di debolezza. La vena creativa è ancora da perfezionare, ma la classe, la creatività e il talento di questa band straordinaria sono già pronti ad esplodere e a percorrere nuovi orizzonti.

"Rammstein, un bambino morto, Rammstein, odore di carne bruciata, Rammstein, il sole si è spento, Rammstein, un mare di fiamme, Rammstein, una carneficina, Rammstein, le gocce di sangue sull'asfalto, Rammstein, nessun uccello cantò più... Rammstein, RAMMSTEIN."

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