Il sole è alto nel cielo e mentre il carro funebre con le teste di gesso sfila per Berlino, i Rammstein sono in spiaggia. Estrai il vinile dalla confezione e goditi i raggi di sole che inondano il viso, il colore del sole e i solchi che arrivano ad un tondino tutto fiori e surf e poi metti su il disco mentre la festa sulla sabbia inizia, suonano dei Beach Boys con la faccia da schiaffi, le ragazze ballano loro intorno, che tripudio di 60's. E a filmare tutto? Jonas Akerlund che con la fica sa come comportarsi.
Cosa suonano? Le solite bastonate a ritmo circolare di chitarra ultra compressa, la batteria un po' meno digitalizzatatriggerataprocessocazzabubolata, liriche dall'epicità certa che narrano di come nel proprio Paese si stia bene, ma che alla fine ti cacciano comunque a calci, e che quindi sfociano nella rabbia tritacarne, e spunti di tastiere dal suono quantomai datato. Oh ma che cazzo vi aspettavate dai Rammstein? Svolta post-rock e succhiate si riverberi infiniti? Nein. E così pure il secondo pezzo in lista ("Vergiss Uns Nicht") andrà di pari passo, intro recitata, pezzo strappacuore dalle zanne di lupo (anche un po' vecchio se volete, ma pur sempre lupo rimane), tastiere struggenti, tutto bello.
Alla festa però vengono ad aggiungersi i Mogway, eh sì, 'sticazzi visto che il post-rock c'entrava qualcosa? Allora i Glasgowiani avverano il sogno teutonico tramutando "Mein Land" in un minimalismo elettrogeno, kraftwerkeria del corso e via.
Se venite in tempo alla festa magari vi scappa pure di toccare qualche culo.
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