Quelle volte in cui mi sento particolarmente un ragazzino da MTv, ecco che tiro fuori i cari vecchi Rammstein, una delle mie prime conoscenze del metal. In realtà questo non è industrial metal vero e proprio, lo chiamerei piuttosto un metal con il rossetto, basti guardare le esibizioni live di questi sei ragazzoni, ancora più esagerate dei Kiss e che non riescono sempre a ricadere sul campo dell'autoironia.
Mi accingo a recensire questo già recensito disco per far notare una cosa anche ai metallari puristi ed in generale anche a coloro che hanno considerato i Rammstein al livello di cacca.
Questo "Rosenrot" è composto come al solito da undici canzoni, di cui cinque già composte al tempo di "Reise, Reise", ma presenta alcune differenze notevolissime con il resto della produzione rammsteiniana, già visibili nel disco precedente. È infatti notevolissima l'evoluzione stilistica che caratterizza questo album. La prima produzione dei Rammstein era caratterizzata da sonorità molto rock mischiate con abbondante elettronica che dava spesso al tutto una spiccata connotazione danzereccia, inoltre il vocione di Till Lindemann spesso risultava altisonante con la canzone, ma la parte peggiore erano in assoluto i testi: oltre ad essere difficile da gestire il cantato in tedesco, i testi riguardavano tematiche spesso legate a pratiche sadomaso od ancora più assurde (si guardi "Laichzeit"), erano piuttosto bislacchi (come la canzone "Herzeleid") oppure piuttosto scialbi. Le canzoni migliori erano solitamente le ballad, tipo "Seemann" e "Klavier".
In "Rosenrot", invece, ancor più che in "Reise, Reise" si nota una minore componente techno-discotecara del suono a favore di sonorità più ricercate, quasi dark, e ad una maggiore riflessioni nei testi che si nota, come nel mio caso quando non ho la traduzione davanti, anche quando non si capisce assolutamente nulla del testo. L'uso del tedesco passa da una discreta variante del cantato inglese ad una validissima differenziazione che mette in evidenza le sfumature del tedesco rispetto all'inglese, che di sfumature è assai povero. Dopo l'energica "Benzin", troviamo infatti "Mann gegen Mann", che affronta questioni vicine al sesso in modo questa volta piuttosto serio (a parte alcune parti urlate e l'assurdo videoclip). La title-track "Rosenrot" è invece un tripudio di suoni cupi, il basso di Oliver Riedel fa un buon lavoro, e risulta una delle mie canzoni preferite in assoluto. Vi sono poi tre canzoni che sono del genere in cui questi Backstreet Boys del metal sembrano essere più dotati, ovvero una quasi ballad, "Spring", la romantica "Wo bist Du?" e "Stirb Nicht vor Mir", che vede la collaborazione con una cantante americana (tale Sharleen Spiteri): pur tendendo quest'ultima canzone alla Sanremo (orrore) risulta davvero piacevole da ascoltare quando non si ha niente di meglio da fare. Con "Zerstören" abbiamo invece un'alternanza di parti davvero heavy in cui Lindemann esprime con efficacia la sua voglia di distruzione con parti calme, quasi di redenzione.
"Hilf mir", tecnicamente ineccepibile, risulta una delle tracce più riuscite del disco, "Te Quieto Puta!" è una canzone totalmente in spagnolo, bisogna dire piuttosto carina, che ci ricorda quanto i Rammstein sono pur sempre dei burini tendenti al commerciale cui piace esserlo senza farci esprimere alla Germano per l'inaspettato cambiamento di rotta. "Feuer und Wasser" è la traccia che meno preferisco del disco, ma è comunque molto piacevole, mentre "Ein Lied", tendente molto alla ballad, conclude con calma l'album con un tocco di dark. Questo disco meriterebbe 4/5 su 5, ma considerati i precedenti dei Rammstein, peraltro non malvagi, gli appioppo un 5.
La prossima volta vedrò di cimentarmi in qualcosa più alla Slayer, sempre che ci riesca.
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