Sappiamo tutti cosa è successo negli ultimi due anni, sappiamo tutti (o quasi) chi sono i Rammstein, e sappiamo che da un mese poco più hanno pubblicato un nuovo album.

Si intitola "Zeit", in italiano "Tempo", il tempo che inesorabilmente scorre e noi diventiamo sempre più vecchi e tristi.

Ed è così che comincia "Zeit", con "Armee der Tristen", Till Lindemann ci invita tutti quanti ad unirci in una marcia contro la felicità, il tutto su un tappeto di chitarre marziali e elettronica dove però regna un'atmosfera amara che proseguirà per tutto l'album. Si perchè questo nuovo lavoro dei sei di Berlino non lascia spazio ad alcuna luce, nessuna gioia, e anche in momenti in parvenza goliardici come "Dicke Titten" (tette grosse) con tanto di trombe a mo' di Oktoberfest, abbiamo un uomo solo, in preda agli acciacchi dell'età, alla noia e alle calvizie, il quale pur di non rimanere nella solitudine si accontenta di una donna con un seno oversize.

In "Zick Zack" abbiamo musicalmente una "Los" sotto steroidi, ma anche qui a fare da padrone è la tematica della paura dello scorrere del "tempo" e di diventare vecchi e brutti, e via allora alla chirurgia estetica per sembrare tutti "più belli,più sodi e più forti", pazienza se poi si diventa mostri imbottiti di botulino e Till con il suo tono beffardo infierisce cantando: "Tic tac, tic tac, diventi vecchio, il tuo tempo scade lentamente".

Il "tempo" rimane il filo conduttore per tutto l'album; il volere fermare il tempo ed evitare la morte nella title track, i tempi attuali in "Angst" dove vige la paura dell'uomo nero intesa come la fobia di aver paura di tutto e di tutti tanto da armarci fino ai denti per proteggerci da un pericolo inestistente, e l'addio finale in "Adieu" dove il tempo è scaduto, la musica sta finendo e tu dovrai andare avanti da solo e morire da solo.

Più che un album, è un'esperienza sulla miserabile condizione umana, nella quale ci ritroviamo tutti. E' musicalmente? Tutta roba buona, qualche imperfezione c'è, ma passa tutto in secondo piano.

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