Su questo sito, purtroppo, c'è solo una recensione di questo album. Ed è orribile. Mi piange il cuore vedere che questo grande album sia stato trattato con molta superficialità e gli siano state dedicate sì e no una ventina di righe. Quindi sono qui per rendere giustizia a questa opera.

1980: i Ramones sono una band punk rock statunitense con alle spalle 4 album. La band era riuscita a farsi un nome perlopiù grazie alle esibizioni live, delle quali Joe Strummer ebbe a dire «Era come un'ondata di calore, un bombardamento costante di canzoni. Non riuscivi ad accendere una sigaretta tra la fine di un brano e l'inizio di un altro. Era incredibile»  Ma per quanto riguardava i dischi non è che vendessero così tanto. "Rocket to Russia" che è considerato il loro capolavoro si piazzo alla numero 49 delle charts americane e alla 60esima posizione in Inghilterra. Quindi per questo nuovo album decisero di collaborare con un produttore d'eccezione; ovvero Phil Spector. Proprio lui, il creatore del Wall of sound, pioniere del suond dei gruppi femminile degli anni '60, e collaborò alla realizazione di "Let it be" dei Beatles. Un nome non da poco quindi. Le registrazioni però si rivelarono frustranti. Phil Spector arrivò a minacciare con la pistole i membri del gruppo per continuare le registrazione quando loro erano davvero esausti. Alla fine riuscirono a terminare l'album con una spesa di 700.000 dollari e il 4 febbraio 1980 ecco uscire "End of century", quello che io reputo un gioiello nella discografia dei Ramones. Certo i fan duri e puri criticarono il suound troppo commerciale, ma si sa che il desiderio di possesso sfocia in un sentimento morboso quando le cose che si amano (in questo caso i Ramones) cercano di raggiungere un più vasto consenso. La traccia iniziale fa già capire tutto, poiché l'elemento principale dopo le chitarre è il sassofono, come le canzoni rock ‘n' roll anni '50. cosa che non era mai successa con le canzoni dei Ramones e mai più succederà. La canzone ha un ritmo irresisitibile ed è diventata un classico. Inoltre dura 3:50 e per i Ramones era raro arrivare a 3 minuti. L'album si mantiene quasi tutto ad alto ritmo, come la seguente "I'm Affected" e "Chinese rock", che era già stata pubblicata dagli Heartbreakers, poiché Dee Dee Ramone l'aveva scritta per loro, e qui ripubblicata cambiando solo qualche strofa. Divenne una presenza fissa nei concerti.

"The return of Jackie and Judy", seguito di "Judy is a punk", del primo album ha un ritmo molto forte scandito dalla chitarre. È stata coverizzata ben due volte: dai Foo Fighters e da Tom Waits. E poi "Let's go", "I can't make it on time", "This ain't Havana", "Rock ‘n' roll high school", "All the way" e "High risk insurrance", non si riesce a stare fermi un attimo. Il disco ha anche il pregio di contenere una dolce ballata un pò al di fuori dei canoni del gruppo. "Danny says", dedicata al manager del gruppo Danny Fields, nella quale si allude alle esibizioni live del gruppo. Una dolce ballata, molto bella e gradevole che tira fuori una parte nascosta dei Ramones, in particolare quella di Joey Ramone (autore della canzone) che fra i membri era quello più incline al pop, basta ascoltare l'album solista postumo "Don't worry about me" nel quale sono contenute diverse soluzioni musicali non proprio punk ma più inclini al pop. E infine la canzone che ha fatto storcere il naso a parecchi fan (per fortuna è una cover) "Baby I love you". Sentire una canzone dei Ramones iniziare con i violini era davvero cosa inusuale, perlopiù sentir cantare I love you tutte quelle volte...! La canzone fu portata al successo nel 1963 dal gruppo femminile The Ronettes e prodotta, guarda un po', da Phil Spector.

L'album fu un buon successo di critica anche se le vendite non furono eccezionali. Meglio dei lavori precedenti, ma non esaltanti poiché in America si fermò alla numero 44 e in Inghilterra alla 14. Spero di aver reso giustizia a quello che io reputo un grande album che è sempre un piacere riascoltare e che scorre via veloce e genuino. Per i fan del Punk rock, che non si ferma soltanto al punk rock grazie alle orchestrazioni e alla produzione di un gigante (anche se fuori di testa) quale è Phil Spector.

Alla prossima...

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