Ciao ragazzi, come ebbe a dirmi il compianto Eder Zoppoli in una delle nostre indimenticabili passeggiate fra Viserba e Viserbella in quell'umido agosto del 1991: «Caro Il_Paolo, a loro i soldi, il potere, il primato, il capitale ed il country... a noi il liscio!».

Detto da un veterocomunista come il caro Eder, basito di fronte a Gorbacev prigioniero di una dacia in Crimea, il tutto sembrava avere un sapore eccessivamente partigiano ed antioccidentale, anche se mi dovetti ricredere (eccome) rivalutando il pensiero dell'amico, quando, attrezzata l'Arna dei miei per far ritorno in città, Eder mi regalò un audiocassetta pazientemente registrata che ascoltai nell'assolata autostrada che mi riconduceva alle brume della solita routine nordista.

Scusate l'introduzione, ma credo possa essere un'interessante cornice per comprendere, con voi e per voi, l'importanza di Raoul Casadei e la sua orchestra per la musica "minore" italiana, che insisto a proporvi fra le altre recensioni presenti su questo sito. La nostra analisi può dunque partire da questa interessante raccolta di successi.

Musica semplice, schietta e solare, che rivaluta più di quanto non sembri l'idea di gruppo, di ensemble e di note suonate in funzione del ballo e del divertimento per tutte le generazioni, il liscio viene spesso considerato - a torto - come un parto ed un prodotto per la sola gente di Romagna (o di coloro che hanno la Romagna nella testa e nel cuore), mentre, a mio sommesso avviso, rappresenta un piccolo tesoro - se non dell'etnos - dell'ethos possibile del nostro Paese.

Essa prende infatti in prestito dalla tradizione il suono soffuso e melodico delle fisarmoniche (memori di passate mazurke) innervando i tessuti armonici di questi strumenti con l'intervento di chitarre, basso e batteria della più moderna musica di consumo, giungendo ad un interessante crossover adatto a tutti i gusti.

Manca certamente in questa musica l'acuto del solista, la complessità del musicista che suona per altri musicisti o per se stesso, ma non è detto che questo sia un male, anzi: l'unione di tutti i gruppi di liscio, e di quello di Casadei in particolare, mette bene in luce come la musica non sia il parto di un individuo, ma di un insieme di persone, che "stanno insieme per suonare" e "suonano per stare insieme". E', in chiave minore e popolare, il concetto di orchestra, un approccio quasi socialista alla musica, come forse intuiva il caro vecchio Eder Zoppoli nella calda estate riminese.

La felicità dello stare insieme e della ricerca dell'armonia viene enfatizzata, nel liscio e nella sua interpretazione da parte del bravo e simpatico Casadei, da testi che quasi mai sono pessimisti, e che anzi, molto spesso, ci narrano delle piccole gioie della vita e delle piccole speranze che ognuno di noi serba in sé.

Prendete ad esempio la celebre "Ciao, ciao mare" e paragonatela con "Il mare d'inverno", "L'estate sta finendo", o, ancora, con "Estate" e "Una favola d'estate" (altri noti pezzi pseudo-estivi) e ditemi un po' voi se, nella prospettiva di Raoul e dei suoi, non si assiste alla consapevole constatazione della fugacità delle cose, ma anche del loro eterno ritorno, per cui diciamo "ciao" al mare consapevoli, agli dei piacendo, di ritornarvi l'anno dopo con lo stesso entusiasmo di prima.

La stessa cosa potrebbe dirsi dei sentimenti verso la propria amata o, per traslato, verso i propri ideali, la propria patria, le proprie origini, come simboleggia la celeberrima "Romagna Mia": qui il ricordo del passato, della bella al casolare, non si risolve nel pigro e pessimistico rimpianto del tempo perduto, ma costituisce lo slancio per recuperare la forza, per andare avanti contro ogni ostacolo possibile, a tempo di liscio e battendo l'un due tre delle orchestrine di provincia.

Ecco allora che ripenso a tutti gli Eder Zoppoli che ballano Casadei nelle balere, ignari del tempo che passa e dell'avvicinarsi della vecchiaia; ecco che penso alla possibilità di una musica di intrattenimento, non priva di perizia tecnica, che con il cuore e la semplicità smerci piccoli valori ed insegnamenti che insegnano a resistere alle brutture del quotidiano; ecco che capisco perché la musica di Casadei contiene un piccolo insegnamento morale: mai arrendersi, continuare a lottare quotidianamente per i propri diritti.

Ed ecco che correggo la frase di Zoppoli: più che al country, il liscio va assimilato al reggae. E se Casadei è Bob Marley, la Romagna, nella testa e nel cuore, è la Jamaica che ci meritiamo.

Ritmicamente Vostro,

 

Il_Paolo

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