I Rapture sono un gruppo musicale di cui mi accorsi qualche anno fa, durante un approfondimento dei più svariati sottogeneri dell'heavy metal.

Realtà di Helsinki (Finlandia), i Rapture pubblicano il loro album di debutto nel 1999. Uno spiraglio di luce all'interno di una stanza buia: questo è ciò che viene raffigurato sull'artwork della copertina di "Futile". Le tematiche principali su cui il disco ruota attorno riguardano appunto l'isolamento e l'eterno contrasto fra luce/buio.

Il genere musicale suonato dai finlandesi è un death doom metal melodico contaminato da atmosfere gotiche e tenebrose. L'album è strutturato da una "Intro" di media durata e sette grandi tracce, che vanno dai cinque agli otto minuti: in essi traspare un forte senso di malinconia, sottolineato da un frequente alternarsi tra parti acustiche, a cui si aggiunge spesso un cantato in clean, e tipici passaggi metallici caratteristici del genere, abbinati ad una spiccata ricercatezza di sonorità maestose.

"Futile", musicalmente parlando, soddisfa tutti i requisiti richiesti dal doom metal, rivelandosi un disco ben curato nel complesso, privo di episodi a scopo puramente riempitivo e, proprio come ci si aspetterebbe da una band finlandese che si rispetti, in grado di evocare un clima gelido e decadente all'ascolto.

La piacevole "Intro" leva le tende permettendo il passaggio all'ottima "To Forget", forgiata attorno ad un elegante arpeggio metallico capace di incatenare l'ascoltatore, facendolo successivamente sprofondare in un abisso nero come la pece, all'interno del quale ciò che rimane della luce è soltanto un barlume.

Subito a seguire, il brano "This Is Where I Am", contraddistinto da una veloce struttura ritmica, ove i sentimenti di rabbia e dolore si fanno sentire con una certa intensità.

"The Fall" e la "title track" sono invece due episodi situati sulla parte centrale dell'album, facilmente riconoscibili per via di un'attitudine alquanto solenne che visita le peculiarità standard del death doom metal melodico.

Un'altra delle tecniche di cui il repertorio dei Rapture è provvisto, è l'utilizzo della voce sussurrata, qualità che raggiunge il suo apice su "While The World Sleeps", traccia il cui stile ricorda vagamente gli Opeth di quel capolavoro intitolato "My Arms, Your Hearse". Di ciò non c'è da stupirsi, visto e considerato il fatto che entrambi gli album sono di annata 1999.

"Futile" si chiude con due strepitose power ballad che, leggendo la tracklist, balzano subito all'occhio per via dei titoli piuttosto suggestivi, con parole racchiuse tra parentesi, "Someone I (Don't) Know" e "(About) Leaving", in contrasto l'una con l'altra: la prima è infatti introdotta da un favoloso passaggio acustico, che di conseguenza sfocia in una raffinatissima barriera dalle sonorità metalliche; la seconda, al contrario, si apre in maniera aggressiva, dando origine, durante i tre minuti di chiusura dell'album, alla vetta più elevata mai raggiunta da quest'ultimo, ovvero un muro di suono dalla classe cristallina intento a trafiggere letteralmente il cuore dell'ascoltatore come soltanto una freccia di ghiaccio potrebbe fare. È soprattutto grazie a questi ultimi due brani che la band riesce a mettere in risalto una notevole originalità a livello di composizione, songwriting e variazioni melodiche.

"Futile", in netta opposizione con il significato del termine, è una perla che non può affatto sfigurare all'interno di una qualsiasi raccolta di dischi doom metal e generi affini. Se apprezzate gruppi musicali del calibro dei Katatonia di "Brave Murder Day" e degli October Tide di "Rain Without End", quest'album non vi deluderà di sicuro.

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