Compattezza distruttiva senza eguali, isteriche scosse vocali al fulmicotone che accompagnano fedelmente i riffettoni sempre più hard&heavy e gli armonici artificiali disseminati come lamette taglienti di Mark Gallagher, sezione ritmica puntuale e sempre ruffiana convergono per costruire l'ennesima rutilante creatura rock della migliore macchina da headbanging che il pianeta, ahimè, tristemente stenti a riconoscere. All For One, terza fatica dei Raven, si propone il solito intento spaccamascelle, distruggere, fare un casino indiavolato elettrizzando con pochi elementari ingredienti, sapientemente miscelati, ed entrare prepotentemente nelle vostre vene, con il suo solito menefreghismo atletico e sbarazzino. Il taglio della proposta che questa volta l'energico trio mette in atto è decisamente metal-oriented, con venature dichiaratamente hard & metal che a più riprese ricordano certi stacchi della migliore tradizione AC/DC e Judas Priest, rivista attraverso la adrenalinica visione del combo inglese, che la personalizza decisamente.

Si parte con i fuochi d'artificio dell'incalzante opening track "Take Control", che arriva come un fulmine accecante a squarciare i timpani e coinvolgere bastarda come al solito trascinata dal maniacale martellare del pazzoide Wacko dietro le pelli e dai due fratelloni Gallagher, sempre più assetati di rock con la R maiuscola, quella del diveRtimento, del sudoRe, della spensieRatezza e di quanto altro sia fottutamente immediato e trascinante. E l'adrenalina scorre a fiumi passando di riff in riff e sinceramente è difficile scegliere tra i vari pezzi quali sia il migliore. Superbo il riff in "Mind Over Metal", una sorta di assalto sonoro a volto scoperto, con un assolo ben studiato e decisamente catchy, e la successiva "Sledgehammer Rock", splendido esempio davvero impressionante di come si possa unire melodia e potenza. Stregano progressivamente la spudorata la title track "All For One" nel suo assolo e nel suo incedere, la granitica "Run Silent, Run Deep", geniale nella sua spettrale soluzione sonora centrale, l'asfissiante cavalcata "Hung, Drawn and Quartered", la stradaiola "Break The Chain", e giù giù, travolti come da un torrente in piena, fino alla incalzante e rombante "Seek And Destroy", perla del platter insieme a quella "Athletic Rock", vero, sincero e graffiante testimone musicale di questa inesorabile macchina tritatimpani.

P.S. : Solitamente non mi piace soffermarmi sulle bonus tracks che trovano posto sulle ristampe di questi capolavori misconosciuti del passato, ma nella reissue della Spitfire di "All For One"  trova spazio l'intero EP "Break The Chain", datato 1983, in cui ladies and gentlemen, c'è niente di meno che la cover di "Born To Be Wild", infernale, tiratissima e acidissima grazie anche all'intervento di Udo Dirkschneider, cantante e fondatore degli Accept, ad ennesima dimostrazione che certe lezioni del passato sono fondamentali.

Siete pronti a sanguinare?

See Ya!

 

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