Leggo dall'enciclopedia Treccani la seguente definizione del sostantivo sciamano :
"individuo che, dopo opportuna iniziazione acquisisce pratiche e tecniche tali da consentirgli di porsi a contatto con gli spiriti ultraterreni e con questi identificarsi via possessione, dimostrando eccezionali facoltà taumaturgiche e divinatorie."
Effettuo questa ricerca per la semplice ragione che, fra le varie informazioni raccolte nel corso degli anni in relazione ad un personaggio particolare come Jim Morrison, quella di" sciamano rock " è ricorrente. Lui stesso aveva riferito di quando, ancora bambino, a bordo dell'auto guidata dal padre era transitato nei pressi di una località ove era avvenuto un incidente automobilistico in cui erano deceduti alcune persone di razza pellerossa. Riferiva di aver percepito l'aura mortale dell'evento, al punto di sospettare che l'anima di uno degli indiani deceduti fosse entrata in contatto con lui, senza più lasciarlo nel successivo corso del tempo.
Forse una leggenda metropolitana che rientra nel fascino esercitato da un'artista irripetibile che ci ha lasciati troppo presto, a soli 27 anni. Quello che è certo è l'indubbio valore storico del documentario "The Doors live at the Bowl '68" diretto allora da Ray Manzarek (tastierista del gruppo), editato in versione restaurata nel 2012 e che ci consegna nella sua interezza il concerto dei Doors svoltosi il 5 luglio 1968 presso l' Hollywood Bowl di Los Angeles. Un'esibizione importante in quanto la band, dopo uno splendido sotto tutti gli aspetti 1967, era entrato in una fase più difficile. Infatti la registrazione del terzo album "Waiting for the sun", pubblicato proprio nel luglio 1968, era stata molto travagliata a motivo di certe intemperanze di Jim Morrison che si era visto rifiutare l'inserimento del suo poema visionario "Celebration of the lizard" come lato b dell'album (della serie ottusità dei caporioni discografici, incapaci di vedere oltre il proprio naso mercantile). Questo fatto aveva innestato una considerevole reazione etilica da parte di Jim , rendendolo inaffidabile in sala di registrazione ed anche in alcune esibizioni live. Ma fortunatamente, almeno per il momento, la situazione interna al gruppo poteva essere ancora tenuta sotto controllo. E la visione del concerto all'Hollywood Bowl ci testimonia di quanto il quartetto dei Doors fosse pur sempre in grado di non lasciare delusi gli spettatori accorsi. Ancor più interessante è il fatto che, come riferito, prima di salire sul palco Jim Morrison si fosse calato una tavoletta di acido lisergico . Ebbene, ad osservare attentamente il filmato dell'esibizione, Jim ci offre un'esibizione sognante, imprevedibile, dai tempi dilatati, pur risultando sentita da consumato show man . Per esempio, nel corso del brano "When the music is over ", inframmezza lunghi silenzi, si concede un bel rutto al microfono (suscitando l'ilarita' degli spettatori) , fuma una sigaretta fra un pezzo e l'altro con assoluta nonchalance. Ancor più impagabile e per cui il biglietto vale il prezzo come si sarebbe detto una volta, però, resta il momento in cui, veramente perso in suo flusso di coscienza joyciano, scambia una falena presente sul palco per una cavalletta. Sono questi proprio gli attimi che rendono in pieno l'umanità e il carisma di un front man istrionico come Jim Morrison (e non so cosa ne pensino i lettori di questa recensione, ma a mio modesto parere gli riusciva nei momenti migliori anche di eguagliare e superare la bravura di un altro front man come Mick Jagger per i Rolling Stones.. ) . Un concerto storico che sciorina i cavalli di battaglia dei Doors (non solo "When the music is over", ci sono immancabili "Light my fire" , "The end", "Spanish caravan" , "Moonlight drive", "Back door man", "Five to one", "The unknown soldier" , "Alabama song" ed altre intervallate dalla declamazione di alcune composizioni poetiche di Jim ), un vero e proprio rito laico officiato da una grande band (musicisti di grande levatura come Manzarek, Krieger, Densmore non si trovano facilmente) guidata dal Re Lucertola inguainato in un paio di pantaloni attillati e sexy di pelle marrone e perso in una specie di trance psico artistica.
E quindi torno a chiedermi, a fronte dell'innegabile magia sprigionata da quel concerto all'Hollywood Bowl (ottimamente documentato dal film "The Doors live at the Bowl '68" ed imperdibile per chiunque ami la buona musica) , fin dove fosse questione di aura magica quanto espresso dal vivo dallo sciamano rock Jim Morrison? A guardarlo bene, in simile frangente, mi ha dato più l'impressione di un performer pienamente consapevole di quanto stava rappresentando : un atto non solo di grande arte scenica e musicale, ma anche un atto di valenza politica, una rappresentazione di implicita critica verso la moderna società americana ed occidentale dell'epoca con le sue ipocrisie sociali e militariste, i suoi tabù in campo sessuale (con l'esplicito richiamo all'indicibile complesso di Edipo presente in "The end"). Insomma Jim Morrison era un consapevole agitatore politico e non si spiegherebbe altrimenti l'attivazione nei suoi confronti dell'Fbi di Hoover, nell'intento di incastrarlo in qualche modo (questione solo di tempo : dopo l'incredibile concerto svoltosi a Miami nel marzo 1969 Morrison verrà citato in giudizio per infondati atti osceni in luogo pubblico, rovinando la carriera sua e dei Doors) .
Un uomo ed un artista fin troppo scomodo e lucido, tanto avveduto da aver capito che l'utopia dei figli dei fiori verso la fine degli anni 60 non avrebbe scalfito l'establishment, sarebbe anzi finita ingollata e degradata ad innocua moda per l'indimenticabile Estate dell'amore (1967). Insomma un grande, vittima delle sue umane debolezze ma entrato di diritto nella storia della musica del Novecento, non foss'altro per il visionario e lungimirante "The end", un vero e proprio memento mori per tutto ciò che esisteva allora ed esiste oggi.
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