Se fumassi, adesso che il libro è chiuso e mi sento appagato per la buona lettura, una sigaretta la incenerirei volentieri con lente aspirate esperte: trattenute a lungo, prima di formare inconsistenti disegni grigiastri fino al soffitto. Dopo il sesso dicono sia il non plus ultra, ma sinceramente non ne ho mai sentito bisogno in quelle occasioni. Invece ora che me ne sto con i piedi sulla stufa e mi sento rilassato ci starebbe bene. Una sigaretta. Il fatto è che se cominciassi in questo istante, tossirei come un coglione e tutta l’atmosfera da noir che è ancora fresca nel ricordo andrebbe a peripatetiche. E sarebbe un peccato perché quello che ho appena terminato è un noir di tutto rispetto.
Mi do due settimane. Passato questo lasso di tempo la trama contorta che ho appena dipanato con l’ultimo capitolo, e che ora è stesa senza rughe nella mia testa, sarà andata perduta: perché con tutti quei personaggi, collegamenti ed intrecci basta dimenticarsene uno per non avere più la visione d‘insieme e la quadratura del cerchio. Per fortuna l’ingarbugliato incidente di nomi e omicidi altro non è che un palliativo. Una scusa messa in piedi dall’autore per scrivere.
Ed è un modo di scrivere non solo convincente, ma anche profondamente appagante. Nei dialoghi soprattutto; capaci di avere quel giusto mix di sarcasmo, realismo e brillantezza senza per questo risultare ripetitivi per struttura. Fossi un attore smanierei per poter interpretare l’irreale detective Marlowe che sa sempre cosa dire, che non sbaglia mai. Un po’ come Sherlock Holmes. Solo che all'inglesino romperei un braccio, così a pelle, mentre a lui darei una pacca sulla spalla per farmelo amico e sfasciarmi lo stomaco di malto offrendogli pure il primo giro. Ha i giusti tempi, la battuta pronta, ma non è arrogante. Nemmeno impulsivo perché ha la testa di uno scacchista ed è già avanti di 5 mosse mentre muove la sua vita sulle strade pericolose di Los Angeles. Ci sono tutti i cliché del grande noir e ripensandoci il motivo con ogni probabilità è che questo libro del secondo dopo guerra è una grassa colonna nel suo genere. Dark ladies ammiccanti e pericolose, notti sanguinose e brave, colpi di scena e l’eroe tra un whisky ed una sigaretta a dipanare la matassa e mettere insieme i pezzi. Cazzo ne avrei voglia anche adesso, mentre scrivo, di una sigaretta. Una frase e poi una bella boccata.
L’ispettore Marlowe con il suo fare così calcolatore e affabile conquista e domina tutti. Uno dopo l’altro cadono ai suoi piedi come tessere d‘avorio del domino. Poi la bella tra le braccia. Lei lasciva aspetta e subito dopo aver assaporato fugacemente le sue labbra viene lasciata lì, fremente ed insoddisfatta, a guardarlo scomparire nella nebbia. Il cappello coperto dal fumo di tabacco incendiato, mentre l‘impermeabile con il bavero alzato si perde progressivamente nel grigio scuro di una notte appena sbocciata.
E’ l’insieme che lo rende ai miei occhi un, ma sì, chiamiamolo pure capolavoro. Descrizioni paesaggistiche, caratterizzazioni dei personaggi e dialoghi sono talmente ben resi che questo libro sembra proprio vederlo mentre si scorrono le pagine.
Una penna formidabile quella di Raymond Chandler. Se non la conoscete, ve la consiglio.
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