Dal “Manuale del jazz” (Barry Ulanov, 1957, pg.255) traggo la seguente e breve scheda dell’artista: "Raymond Scott, Nato a Brooklyn, New York, nel 1910 (la data è errata, nacque nel 1908, ndt). Compositore disinvolto, importante nel jazz soprattutto per aver patrocinato alla radio alla fine degli anni trenta e all’inizio dei quaranta prima con lo swing e poi con le modernissime jazz bands." - Io aggiungerei: importante nel jazz per le hits “Twilight in Turkey”, “Powerhouse” e “War Dance for Wooden Indians”. Importante anche per essere stato il primo, durante le sue trasmissioni radiofoniche dei ’40, a contaminare il jazz con i suoni elettronici, ben trent’anni prima dei musicisti free-jazz (Paul Bley, Sun Ra, Bob James, ecc.)- Personaggio alquanto bizzarro questo caucasico, ottimo compositore conteso da vari studi sia radiofonici che cinematografici, direttore di piccole, medie e grandi orchestre jazz, pianista delicato e sensibile, sperimentatore del suono e della musica elettronica, ma si badi che nulla questi ebbe a che fare con i grandi dell’avanguardia americana: Cage, Tudor, Subotnick, Ashley, Mumma, Oliveros, Behrman, per nessuna ragione stilistica o intellettuale dovrebbe essere associato a questi o ad altri sperimentatori. A seguito del declino commerciale della musica jazz dagli anni ’50 s’interessa solo ed elusivamente alla produzione di musica elettronica, da prima con apparecchi di sua stessa invenzione per terminare negli anni ’80 con opere di computer music, morirà nel 1994.

L’olandese Basta Records ristampa negli anni ’90 i tre dischi originariamente usciti nel 1964 per la Epic, “Soothing Sounds for BabyVol.1, Vol.2 e Vol.3, tutti incentrati nel minimalismo elettronico con abbondante utilizzo di sequencer elettromeccanici. Nel 2000 la stessa etichetta europea pubblica questa interessantissima raccolta (This music is completely electronic, and has been created and produced on equipment designed and manufactured by MANHATTAN RESEARCH INC. est. 1946) corredata da due CD ed un ricco booklet di 140 pagine con interviste, fotografie, schemi elettrici e decine di informazioni essenziali alla comprensione di ciò che si ascolta nei due supporti allegati. Trattasi di una settantina circa di tracce tutte registrate tra il 1953 ed il 1969.

Compito arduo descrivere i contenuti di Manhattan Research che sono spesso in contrasto stilistico tra loro; sono stati inseriti nella raccolta i numerosi jingle e le musiche realizzate per il mercato pubblicitario riservato ad aziende del gas, compagnie aree, profumi, lamette da barba, prodotti per la pulizia della casa, bevante gasate, marchi di caffé e succhi di frutta, industrie di moda, giocattoli, futurama, sciroppi per la tosse, candele per motori e batterie per auto, panini per hot dog, prodotti per l’ufficio, per l’IBM, cortometraggi, cartoni animati e filmati artistici. Per la voce della cantante Dorothy Collins, una delle moglie di Scott, lo stesso scrive le canzoni “Lightworks”, “Melonball Bounce” (pubblicità della Sprite del 1963) e “Vicks” (pubblicità del noto balsamico del 1960), tutte musicate unicamente con strumentazione elettronica, effetti vari, nastri magnetici in loop, batterie elettroniche e sequencer. Sono presenti inoltre i test sonori di strani apparati tecnologici ideati dallo stesso Raymond Scott: “The Bass-Line Generator” per 10 toni di basso sintetico, “Auto-Lite: Sta-Ful” per sequencer circolare, “Domino” per una delle prime batterie elettroniche della storia, la “Bandito The Bongo Artist” sempre costruita in casa dal creativo Raymond, “The Rhythm Modulator” per sequencer meccanico, “In the Hall of the Mountain Queen” o “Take Me to your Violin Teacher” per il suo sintetizzatore senza tastiera “Electronium”, “Cindy Electronium” per sintetizzatore Electronium e tastiera a valvole Clavivox. I brani per così dire “fine a se stessi” sono la melodica “Portofino”, le versioni elettroniche di vecchi successi jazz personali: “Twilight in Turkey” del 1937 e “The Toy Trumpet” del 1936 o di “Night & Day” di Cole Porter, la cacofonica “Backwards Overload”, “The Wild Piece” futuristica versione del Concerto per Archi di Stravinsky, l’ambientale “Cyclic Bit”, la ruspante “Ripples”, la cosmica “Space Mystery”, “The Pygmy Taxy Corporation” e cioè una lunga serie di dimostrazioni pratiche e sonore del suo Electronium, e “When Will It End?” probabilmente l’unico pezzo realizzato da Scott con il sintetizzatore della Moog.

Raymond Scott, almeno nella seconda parte di carriera, è stato per anni una figura centrale ma con il tempo dimenticata nell’ambito dello sviluppo del suono e delle apparecchiature elettroniche, tanto che Robert Moog ebbe a dichiarare più volte che il suo concetto di sequencer modulare era stato inspirato più dalle invenzioni di Scott che dalla novità tecnologica del concorrente Don Buchla. Il cofanetto in questione è consigliato a tutti gli archeologi del suono elettronico in musica, amanti di Jean Jacques Perrey, Jershon Kingsley, Walter Carlos, dei Kraftwerk di “Ralf Und Florian” o del Jean Michel Jarre pre-OxygeneDeserted Palace”, “Les Granges Brulees”.

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