Signore e signori ecco a voi i defender canadesi della porta accanto, quelli che volevano suonare Thrash Metal, incarnarlo, divernirne bastioni e pietre di paragone nella prolifica scena nordamericana, che annoverava i geniali Voivod, ma pure gli Exciter, come band seminale ed anche i Sacrifice.
Ci sono riusciti solo in parte perchè suonavano una musica semplice e mesozoica, sulla scia proprio del combo di Dan Beehler, ma non hanno fugato totalmente ogni dubbio circa il loro atteggiamento tutto borchie e cuoio nero, che sembrava una mossa studiata. Nel loro assalto fonico si trovava unicamente la prerogativa di essere il più veloci e pesanti possibile. Eccoci allora a bordo di una mongolfiera Metal scevra di zavorre melodiche, ma gonfiata da chitarre a mitraglia e solos scorticanti, senza brani epici, lenti o cogitabondi, con una capacità di scrittura trasparente, sincera ma peraltro antidiluviana, che ha generato invero alcune pagine vivaci di sano Thrash stradaiolo.
Non hanno fatto il botto a causa della spietata concorrenza e dei budget esigui che la piccola label Viper, legata alla Attic, forniva loro. La band nasce nel 1984 a Guelph (Ontario) attorno alla figura del chitarrista Dave Carlo, negli anni rimasto poi l'unico membro originario del gruppo, che arruola altri paisà del Metal Old School vitaminizzato dalla nuova tendenza Thrash, quali il bravo bassista Mike Campagnolo ed il drummer M-BRO, su questo disco discreto battitore di pelli. La missione è quella di costruire una catapulta di Speed Metal rétro da lanciare contro i Fab Four nascenti del Thrash americano, utilizzando come macigno il loro full-lengh di debutto. Per completare la posse di soldati del metallo viene reclutato lo screamer Stace McLaren detto "Sheepdog", il cane da pastore che ha il compito, oltre che di offrire un posto in pentola alle pecorelle groupies, anche di forgiare vocalizzi sull'incudine del "Metal On Metal", altare immortalato dai connazionali Anvil.
Dopo il mini-album autofinanziato "Armed And Dangerous" esce questo "Executioner' Song" nell'aprile del 1985, quasi suonato face to face con "Hell Awaits" degli Slayer. In illo tempore ero in catalessi adolescenziale, perciò questo disco arriva alle mie trombe di Eustacchio nel 1992, dopo la scorpacciata di Thrash anno 1986 invecchiato sei anni. Satollo ed assonnato pensavo di usarlo come soprammobile ed invece eccomi qui ad averlo metabolizzato più volte, con emozioni contrastanti dovute all'artwork del disco (il boia metallaro), causate pure dalla foto di gruppo sul retro copertina, scattata dopo essere transitati dalla boutique sadomaso e cagionate infine dalla fanfara metallica sprigionata dai solchi di questo primo "Ciak, si gira" della band. Testi che parlano di morte, violenza, lotta, concerti in chiave apocalittica fra "1997 Fuga da New York" e "Mad Max oltre la sfera del tuono", in un impasto di undici brani a volte Speed, a volte scattanti, ad esclusione di "Distant Thunder" che ha un incedere lento ed asciutto, con la voce corrosiva ed il suono Metal non prettamente Thrash, come pure "The End" la canzone di chiusura riflessiva, che scivola sulle macerie della battaglia del metallo.
In apertura troviamo "Take This Torch", la loro "Hit The Lights", con il produttore Terry Marostega che cerca di ricreare il suono dei primi Metallica e prosegue con "Fast And Loud" che è più anthemica che veloce, dotata di fascino decadente. "Hot Metal", "Gatecrasher", "Time Bomb", ovvero il trittico che rappresenta l'happening notturno dei Thrashers hooligans descritto con perizia. Si avverte che non hanno le idee chiare circa il sound da seguire, che è ancora ibrido, ma accostabile, come approccio si intende, al debut album degli Abattoir, pur se spogliato di velocità folli. "City Of Damnation" è la song più pestata del lotto con un suono zanzaroso e strofe cantate da Stace con voce nasale, condite da background vocals collettive del gruppo, ma resta il fatto che la ricetta è un pò banale, anche se nulla di men che decoroso: bisogna del resto tener conto che siamo nel 1985 (lo sanno anche loro) dunque tutto può ancora funzionare.
In definitiva un disco che si lascia ascoltare, difficilmente appetibile da chi si sollazza con "Ride The Lightning": pochi comprano il disco, fra cui il sottoscritto, considerando i Razor dei simpatici tapini del Metal. Inaspettatamente ci sorprenderanno con il secondo episodio, perciò non resta che la scritta sul retro copertina, quasi un programma: "Welcome to the slaughter, I Hope You're having fun"
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