Ragazzi è’ solo un divertissement, eh? Se dovete mandarmi a quel paese (veggasi recensione GF di almeno un lustro fa) non disturbatevi che ci penso da solo ok?

Grazie al cielo guardo poca televisione ma è bastata una buona faringite, a costringermi, contro la mia pur ferrea volontà, a capire come stiamo combinati. Male, male, male. Ma veramente. Avrei potuto massacrarmi di dvd ma in tutta onestà in critiche condizioni salutari e quindi mentali (non lo escludo) non avrei potuto farmi un’overdose che parte da Ejzenstejn e arriva a Marcello Fondato. E allora ho avviato un annoiato zapping che eludendo a piè pari il pattume targato Mediaset, ma anche RAI, è finito per disperdersi tra i gangli dei rampanti canali “real”. In epoca odierna ho scoperto che sono tutti chef, tutti uebdesainer o ueddinplanner, tutti stilisti, tutti pasticcieri, tutti parrucchieri, tutti boss e soprattutto, scusate l’abuso di “t”, tutt’etrentratrè trotterellando a Trento, tutti giudici. ‘Azz! Da rischiare la lussazione delle mascelle per le risate che possono provocare.

Tutti a braccia conserte, con lo stesso sguardo monocorde, monocolore, monofilare e con la mano mancina e con una prosopopea falsa come una moneta da 3 euro. Ce ne fosse uno, dico uno ma che sia uno, umile. Io sono Tizio e ho più stelle di tutti! (…e leggi l’oroscopo allora!) Io sono Caio e sono il migliore! (…ma ne sei sicuro sicuro ma proprio proprio?) Io sono Ostilio (Sempronio oggi non c’è) e avete molto, ma molto da imparare! Oh yeah! Forse Chef Rubio, che oltre a piacere a mia moglie mi è molto simpatico, uno che non mi sembra abbia mai ostentato una personale gloria imperitura cucitasi gratuitamente addosso. E’ vero che sarebbe capace di mangiare anche un blocco di granito purchè sia fritto e rigorosamente con le mani. Ma a me diverte. Bello ignorante ignorante. Bravo!

Ultimamente sta campeggiando sui vari diffusori di narcisismo gratuito, un programma per ornamenti al capo, dove, qualora fossero vere le storie e altrettanto i protagonisti, si vede una carrellata di mariti, mogli, compagni o compagne (niet sovietsky tovarish da!), traditi dai rispettivi partners, che raccontano la loro esperienza fedifrago-cornutesca. Grande! Ormai pur di ottenere quell’ormai martoriato, abusato, scriteriato, improprio quarto d’ora che Andy Wahrol aveva diversamente inteso, la gente tende a sputtanarsi (è proprio il caso di dirlo) raccontando di corna vissute (ricordate il sexy fumetto anni ’70-’80) tanto alte da captare Sky senza parabolica o di quanto si possa essere puttanieri et/aut zoccole.

Esemplare, una puntata che racconta di una donna (?) dalla mutanda allegra che si è invaghita di un pasticciere siciliano, e che pratica varie sessioni di rodeo nel di lui retrobottega, senza omettere particolari grattugioni, tra un babà, una cassatina, trotto e galoppo. Tanto che alla fine, quando la moglie che da tempo avvertiva uno strano prurito alla testa scopre tutto, si vendica del marito in un guazzabuglio generale, e lei, l’amante, recupera il tempo perduto, tra un sorrisetto ammiccante e ostentata soddisfazione nei titoli di coda, spassandosela stavolta con un pizzaiolo-rosticciere. Ciò vale a dire, Italiani teledotati? Sono una zoccola! Vantandosene pure. Brutta buttanazza ca nun sei autro! Ma è possibile che per guadagnare un minimo di notorietà passeggera bisogna sfociare nel mignottame più esibizionista? Ma stiamo raschiando oltre il fondo del barile? Quando ti ritiri a casa rasentando i muri, occhio che qualcuno non abbia piazzato una trappola con il formaggio davanti l’uscio eh?

E quello delle cerimonie? Mammamà! Un’agghiacciante realtà tutta napoletana dove si tocca l’apice dell’apoteosi della tamarraggine concentrata allo stato solido. Parliamo di una “location”, (oggi si chiamano tutte così, location, nomination, fanculation…) che tracima del più zarro kitsch cafonaccio in perfetto stile camorristico. Il buon Matteo Garrone nel suo bel “Reality” vi ha girato delle sequenze che raccontano come si svolge, tuttora, una cerimonia dell’asse Napoli-Caserta infarcita del grezzume più tamarro.

In primo piano il boss, in tutti i sensi, un untuoso pupazzone che non azzecca un congiuntivo neanche se invochi le madonne scalze con i carabinieri a cavallo di scorta. Congiuntivo? Cos’è? Qualcosa da mangiare? Un florido asinaccio che possiede la media del valore olimpionico di diciotto errori ogni tre parole. Uno che quando scrive il proprio nome, lo sbaglia. Si presenta come il buon samaritano, ma a suon di bigliettoni, risolvitore di tutti i rovelli dei clienti che fanno a gara a chi produce la cerimonia più zamarra. Inoltre, esibisce sempre, aaaargh! una camicia aperta a mostrare il catenaccio in oro massiccio degno del più ridicolo dei mafiosi, su un orripilante petto villico e villoso. E lo hanno fatto pure cavaliere dell’ordine di non so che cosa. Che? Che? Che? Ma questo non è uno schiaffo alla cultura e a chi getta il sangue a studiare nelle università con futuro incerto. E’ un vero e proprio mazziatone! Un ignorantone milionario che in bocca non ha saliva ma zolle di terra! Mah!

Vedo una puntata in cui un uomo (?) che al posto del cervello ha la particella di sodio in cerca di simili (C’è nessuuunooo?), marito di una milfona truccata con due etti di stucco veneziano, grammo più grammo meno e padre di una bambina e sottolineo bambina, che racconta di aver preso in affitto la struttura tamarra per festeggiare la prima comunione della figlia. Qui le uallariate (per i campani) e le smargiassate (per il resto d’Italia) si sprecano a vagonate. Del tipo “chella che abbita (con due b) affianco a mme addà schiattà!”. Una competizione che decreta il più cafone in pratica, dove il vincitore salirà su un podio composto da cassonetti dell’immondizia. Il padre, mezzo camorrista anche lui, sornione, si esprime gioioso: “Chella mia figlia è nà principessa e deve essere trattata comm ‘a nà principessa e per essere principessa ci vuole il castello delle principesse! E’ vero principessa? Oggi non ammetto ignorantità (non era ignorantitudine?) per questa festa che aggio preparato tutto per te e mi ho mettuto il vestito buono per te, principessa!”.

E mentre Giambattista Vico, Luca Giordano, Matilde Serao e Eduardo De Filippo piroettano nei rispettivi loculi quasi meglio di Nurjev e il corpo di ballo del Bolsoj, dopo questa illuminazione, per chi non avesse capito, va ad ostentare un vestitino da 2000 euro (per una comunione), il mausoleo tamarro a cinque stelle con menu da almeno 200 euro a persona per almeno 200 invitati e, udite, udite la sorpresona finale per la principessa …Viene ‘cca bella ‘è papà fatte vedè quann’ si bella int’ a televisione! Uanema rà maronn’ e quant’è bella sta figlia mia!... arriva lui, un amorfo ibrido, un perché, il terrificante cantante neomelodico napoletano. E parliamo sempre di una comunione.

E quando si sposa che cazzo fai? Prendi in affitto la Mole Antonelliana con drappello annesso dall’Altare della Patria, vestito da 12000 euro, carrozza, cavalli, zucca e topolini, paggetti, damigelle, vassalli, valvassini, valvassori, menu da 600 euro per mezza provincia invitata a mangiarsi anche le Crociate di Gerusalemme e per finire? Cosa fai per la principessa cresciuta? Riesumi John Lennon, Jimi Hendrix e Janis Joplin? Alla batteria Keith Moon, però. Mavafancul’!

Canta la sigla di questo monumento di merda, un neomelodico (mica Mozart eh?) che dice tra i versi di una giaculatoria uguale ad altre seicentomila copiate dalla copia della copia della brutta copia di una canzone più o meno famosa, che un matrimonio napoletano non può essere capito a Milano. E ci credo! E chi lo vuole capire? Non lo comprendo io che vi abito a qualche pugno di chilometri figuriamoci al nord o all’estero dove ci ridono dietro a quattro ganasce?

Questo inno al pattume va in onda anche in Inghilterra ma con un titolo errato: “My crazy wedding in Italy”, Eh no! In Italia non ci si sposa così. E neanche a Napoli o Caserta. Anche se qualche zammarone arricchito ci fa apparire così, indegnamente.

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