Le tredicenni vanno comprese solo nel loro ambiente naturale (cit.)
Arrivano quei momenti. Ti svegli e vedi una bellissima alba e resti lì imbambolato per pochi secondo, ma poi quello stronzo di Morfeo ti rirecupera tra le lenzonla e cadi un coma etilico: è passato un altro venerdì sera. Gli effetti dell'alcool e dell'euforia si fanno ancora palpabilissimi, così come l'assenza di qualsivoglia inizio di giornata, nono. Questa volta ci si deve svegliare. Una tazza di cereali. Ma anche no. Sigaretta accesa.
Vagare per i corridoi del proprio appartamento con le saracinesche oculari abbassate per metà. Inciampare in qualsiasi cosa. Patapum. Patapà. E poi arriva Rebecca Black, non sai neanche perchè. Ma è ovunque. Una tredicenne brutta come la tua vicina di casa, simpatica quanto un frigorifero vuoto e intonata quanto Gemma Del Sud sodomizzata da John Zorn a venti chilometri di distanza. La sua musica? Merda pura. La cosa peggiore che tu possa ascoltare. Una cosa da far rimpiangere gli androgini/androgeni Aqua. Una lacuna incolmabile, che sulle prime ti fa prostrare addirittura ai piedi di Lady Gaga e a tutto quell'inascoltabile pattume pop che gira in questi giorni. Ebbene. Manna dal cielo.
Poi. Vuoi per l'alcolismo da venerdì (sabato?) sera. Vuoi che lei è talmente stronza e vittima da indebolirti. Parti in trip. E diventa subito sinfonia, con quel processare ritmico delle percussioni impazziti, ritmi avanguardia, cut & paste alla warp. Aphex Twin sullo sfondo che ti piange valli di lacrime. E poi la sua voce che diventa Diamanda Gàlas e un testo geniale.
Friday. Friday. Friday
Decostruzione apocalittica del linguaggio, nichilismo di massa che crolla e svuotamento di ogni significato umano. Un testo su cui potresti scrivere enciclopedie di roba, che potresti gridare in mezzo ad un campo deserto, oppure ad uno di quei talk show televisivi, che tanto più chic non sono. Ossì. E poi via. A parlarne con l'amica intellettuale, che divora Herman Hesse e Pasolini, che ti ascolta solo Laura Veirs e non disdegna Nietzsche. E il video. La vida loca degli adolescenti, il loro male di vivere generazionale. I colori ipersaturi da trip mattutino.
E poi Party. Party. Party.
Decostruzione sonica alla Pan Sonic. Autechre sullo sfondo. Sinfonie ipnotiche nella penombra. Quattro minuti che racchiudono l'arte di mezzo secolo e la porta via, verso l'orizzonte. Lontano. Dove il mio sguardo diventa tramonto. Dove Aphex Twin si immerge nelle sue stesse lacrime e mi commuovo. La tazza dei cereali è vuota e ho scoperto l'ignoto.
Ma anche no. Fottuta merda.
Torno a dormire.
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