Una copertina grezza come poche e un monicker non proprio originalissimo ma efficace, stampato con un carattere che sembrerebbe quasi piu adatto all'etichetta di un whiskey americano. E' cosi che si presenta "Against You". La mia prima domanda è stata "che ci fa un disco che a vederlo cosi sfigurerebbe anche in un mercatino rionale, in un megastore tritasoldi come la Fnac?". Basta girarlo e guardare alla voce "componenti" per svelare l'arcano. Gianluca Perotti, Dario Cappanera, Alessandro Paolucci, Cristiano Dalla Pellegrina (Extrema, Strana Officina, Raw power e Negrita per intenderci, non proprio 4 fessi qualsiasi). La prima reazione è stata, chissa mah mi sa che non è un granche! Tornato a casa sguinzaglio google (sono un fancazzista e ho tempo da buttare nel cesso XD).. Informazioni prossime allo zero. Una mezza recensione e due interviste qua e la. Eppure il disco non è uscito da poco, mi dico. La cosa si fa interessante! Certo perché, è facile scoprire di apprezzare un disco come Shogun che si divide tra critiche feroci e osannazioni, o Death Magnetic dopo aver letto e sentito sgomento e indignazione ovunque (la miglior pubblicità rimane quella negativa), ma un gruppo del genere che tira fuori un album senza che se ne sappia nulla, soprattutto contando che le poche appendici qua e la citano addirittura nomi altisonanti come Pantera come termine di paragone... Beh un pò strano è. Lanciamoci all'ascolto senza perdere ulteriore tempo quindi!
Devo innanzitutto fare un appunto, il sound generale del disco è un misto veramente veramente ruffiano. The Next One, che apre le danze, fa molto hard rock radiofonico, non estremo ma nemmeno soft. Ritornello efficace e riffing che può richiamare gruppi come Nickelback o The Seether ma molto piu incazzati e con un tocco decisamente thrash. Un buon inizio non c'è che dire. Si prosegue con Last Yard e qui iniziano a intravedersi le similitudini con i Pantera, il riff iniziale sembra uscito direttamente da "Far Beyond the Driven"! Niente plagi di sorta però, il carattere della canzone è sempre comunque molto piu hard rock che thrash, anche se la voce di Cristiano è decisamente graffiante (mi ha fatto venire in mente i non eccelsi ma apprezzabili Drowning Pool). Ritornello oltremodo azzeccato, forse una delle tracce migliori del disco. Discorso analaogo per la traccia successiva, che torna ad essere però piu catchy e meno aggressiva. Con Leave All Those Behind i Rebel Devil tornano a fare la voce grossa, e il riffing si riappesantisce. Si questa fa decisamente il verso a Phil Anselmo ed ex-soci, anche se, preciso subito, non si troveranno in nessun punto del disco suoni granitici e devastanti simil Dimebag (anche perché sarebbe una palese presa per il culo), ma c'è un sentore del cosidetto "groove thrash" americano. Stay è un piccolo passo falso. Smorza l'ottimo ritmo delle tracce precedenti ed è abbastanza noiosa, oltre ad avere un marcato sapore di "gia sentito e non era comunque chissacosa, classica 'ballad pesante con assolo centrale'. La title track riprende in mano la situazione, proponendo un ritmo lento ma deciso e ben cadenzato, anched se da subito c'è puzza di "questa è davvero identica a...", e la cosa perdura per tutta la durata della traccia, solo che non si riesce a identificare con precisione la "citazione" (o almeno io non ci sono riuscito). After Life ci regala un altro momento adrenalinico, suona maledettamente bene (sempre e comunque molto catchy) e anche il breve assolo merita davvero. Altro calo di ritmo con Believe Me, non che sia contrario alle ballads, ma questa è davvero troppo ruffiana. Anche se devo ammettere che non è da disprezzare del tutto, sicuramente piu azzeccata dell'altra. Saltiamo a Wrong Way of Life, che spacca sul serio (per dirla senza troppi fronzoli). Citazionistica come il resto del disco ma è fottutamente "giusta" e suona che è un piacere. E qui finisce il crossover Rock metalluso del paese dei Cheesburger suonato dagli Spaghettari d'europa. Le due tracce conclusive per quanto comunque molto valide sono palesemente radiofonico. Sempre stile cheesburger ma troppo "facili". Not Your Own World ci prova anche, sfoggiando un riffing decisamente roccioso che scade però in un ritornello strafacilotto che vi si stampa in mente come un timbro e dopo un paio di volte che ve lo ripetete in mente non è nemmeno male, ma nulla di eccezionale.
In conclusione? Non lo so. Il disco sinceramente a me piace ma pecca leggermente di ingenuità (o forse di furbizia, il confine è labile). Onestamente mi sento di consigliarne l'ascolto, anche perché (so che sembra brutta come frase), per essere un disco italiano suona maledettamente USA, forse un pò troppo tamarro. I paragoni diretti con Pantera e Black Label Society (degli ultimi per altro ho trovato poche similitudini, ma sarò io dato che non li conosco benissimo eccetto un paio di dischi) sono esagerati, anche se si intravedono delle tracce nel sound. Per fare quelli che sparano paroloni inutili, li si potrebbe definire come un gruppo che suona una via di mezzo tra Groove Thrash (termine che detesto visceralmente tra l'altro) e un Hard Rock a tratti duro e a tratti decisamente melodico. Io preferisco non definirli però, sono piu propenso a dire che sono "tamarri" al punto giusto, che il disco è piu che apprezzabile ma non un capolavoro, e che non mi dispiacerà sentire parlare di piu in futuro di questo gruppo, e magari anche fare un salto ad un concerto se capita l'occasione. Voto 4 per lo "stivale a stelle e strisce", ma è piu un 3 molto abbondante con un piccolo premio tenuto conto del fatto che, comunque, parliamo di una "All Star Band" (il tipo di gruppo che di solito fa solo enormi vaccate vendute come fosse oro puro) che si è pure promossa poco (o male non saprei), quindi mi ispirano anche un pò simpatia.
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