Lo Suisse-metaller Messer Thomas “Warrior” Fischer, dopo alcune ondivaghe, se non inconcludenti, traversie mùziqali, rimette insieme [un poquito fondoraschiobarilescamente] i ghiaccio-celtici frantumati cocci, rilanciando la eighties nota ai più avanguardist/metal creaturam.
Richiamato a sé l’altrettanto vetero compagno d’efferate adventures (Monsieur Martin E. Ain), rinsalda dopo una più che abbondante quindicina d’anni, la Frosteggiante joint-venture, ripartendo make up/iconograficamente et [soprattutto] sonoramente dall’inspiegabilmente interrotto percorso, con l’ardua perspectiva di realizzar, tramite il corposo neo-trabajo, lo stra-classico und n-esimo (geronto/qratico) caso di improbabile quanto credibile comeback.
Frutto di una o[c]cul(t)ata et prolungata backgroundistica gestazione und tramite l’avvallo della ipermetallifera Century Media, l’opera "Monotheista" si raffigura come ciò qué ci si sarebbe attesi anni-et-anni-or-sono dalla recalcitrante post-thrash/metalleggiante congrega, ossia Materiam Superabat Opus: un adeguato e, soprattutto, intrigante seguito {sul men qùè mediocre “Vanity/Nemesis” [‘90], ma surtout sull’indicibile “Cold Lake” [‘88], (becero-metal camuffato da pseudo-glam/rock), stenderei una copiosa coltre di pesanti alpino/invernal qùoperte} allo spectacoloso ultra/progredito "Pandemoniaco" lavoro [ossia: a dici/eight years le pre-sfascievoli sinapsi lo percepivano tale.. (è notorio: in juventùde s’esagera spesso in innocenti slanci d’ abbondante generositàde)] datato milleneufcent/eightyseven.
Il diversificato quanto sofferto up-to-date lavoro in quaestionem, risulta sound-fornito di sound-productionem che definire efficace è commettere grave torto/ingiuria alla densità e risolutezza delle sonorità percepite. Il Celtico oltrequé agghiacciante trabajo si dipana tra undici tortuose novelle de-composizioni dotate di piglio riconoscibimente aggressiv/mittleeuropeo: grazie allo cielo (forse, inferi, sarebbe plùs opportuno..) alcuna monotona “squadrata pesantezza” è presente all’interno del multiphorme Frost-trabajo; una plùs qué abbondante ora di integerrima [spesso travolgente] neo-metallica/substantzia, episodicamente all’insegna di una inattesa e coraggiosa variegatezza nelle sonorità promulgate: opera qué, in tutta sincerità, va ben aldilà di ogni più rosea (o obscura, fate vobis) sfascievole-previsione.
Le temibilmente malsane e invadenti chitarristicità para-Hellhammeriane contenute nella torbida e scurissima “Ain Elohim”, l’autentico abisso inflitto all'intimorito auscultatore denominato “Os Abysmi Vel Daathla”, la deragliante “My Domain Of Decay” o ancora la proemiale biade formata dalla pesantissima e squassante (ma con tatto) “Progeny” e della successiva, satura, “Ground” suonano esactamente come ci si attenderebbe today da una credibile (et intelligente: pochine, a dirla tutta) contemporanea sulfurea-banda: una significativa sound-densità spesso intensamente coinvolgente, non frutto di sciatte et reiterate velocità parossistiche e/o suono-clownerie assortite, mais simplement in quanto dotate di travolgente oltreché turgidissima (veemente) personalità. Figurano peraltro taluni, ancorché volenterosi episodi, portatori di suono-intenzionalità celtic-inusitate et frost-allargotoree con peculiarità esplicitamente dark/seriose [vedasi la Apollyon’s Sun-influenced “Drown In Ashes” o la lievemente ridondante “A Dying God Coming Into Human Flesh” ] qué, pur affatto disprezzabili, paiono non compenetrar del tutto le intriganti potenzialità espresse in larga parte del lavoro, non amalgamandosi coerentemente al caustico (ma ragionevole e ragionato) climax generale circostante.
Presumibile/mente, today-come-aujourd’hui, se nell’obscura involucrazione non ci fosse inciso il vetero-monicker Ghiaccio Celticheggiante [la nostalgìa dei giovanilisti tempi, in quodesto senso, giùocò un inquriosente breccia-di-porta-pia/ruolo], non so se avrei {errando..} concesso repetuta attenzione a un lavoro di tale corposissima metal-natura [tempus fugit, gustatos modificandum]: stà di facto qué a fine audio-percorso, si prova la inattesa quanto naturale indice-falangistica istintualità a reiterare (ad infinitum) l’intrigata et soddisfatta auscultazione.
“Innovative. Avant garde. Brave. Brutal. Bizarre. Electrifying. Unique.”
Sostiene la generosa e “partigiana” web-brochure Celtic Frostiana… dimenticò solamente un affatto trascurabile ultimo dettaglio: UH !!!!!
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