PINK FLOYD ANIMALS (Harvest Records) (1977)
1) Pigs on the wing (part 1) (Waters) [01:25] Vocals by Waters
2) Dogs (Waters, Gilmour) [17:03] Vocals by Gilmour, Waters (da "Gotta admit...")
3) Pigs (three different ones) (Waters) [11:25] Vocals by Waters
4) Sheep (Waters) [10:25] Vocals by Waters
5) Pigs on the wing (part 2) (Waters) [01:23] Vocals by Waters
Durata totale: 41:41
Il 23 gennaio 1977 esce “Animals” a completamento di quell’ideale “ trilogia” formata da 'The Dark Side Of The Moon' (1973) e da 'Wish You Were Here' (1975). I Pink Floyd decidono di raccogliere il materiale scartato dall'album precedente (“Wish you were here”). Il nuovo lavoro nasce così dall'adattamento musicale e testuale di vecchi pezzi inediti su disco come "You Gotta Be Crazy" e "Raving and Drooling", secondo un nuovo filo conduttore: il riferimento al mondo animale.
I due pezzi diventano rispettivamente "Dogs" e "Sheep" e insieme alla nuova "Pigs (three different ones)" e alle brevi parentesi iniziale e finale di "Pigs On The Wing", vanno a costituire “Animals”, un'invettiva contro alcune figure della società (con i testi di Waters "cattivi" come non mai *So have a good drown, as you go down all alone, dragged down by the stone*), orwellianamente sostituite dalle specie animali.
Dal punto di vista tecnico, degna di nota è la trascinante costruzione ritmica, con tutti gli strumenti sempre in perfetta armonia, quasi fusi tra di loro a generare un unico filo conduttore, senza mai ricorrere a virtuosismi fini a se stessi. E’ uno degli album della band dotato di migliore ascoltabilità, dove tutte le componenti musicali scorrono fluide e la voce trasmette perfettamente le sensazioni che il testo vuole dare, ossia la classificazione di parte dell’umanità in categorie animali (cani, maiali e pecore).
Originalissima è l’idea della copertina, dove è raffigurato un maiale di gomma gonfiato di elio tra le torri del Battersea Power Station, imponente complesso industriale londinese in disuso, creando un quadro molto evocativo di Londra. L’Hipgnosis (che si è occupata di quasi tutte le copertine dei Pink Floyd) fu impegnata su un piano principalmente tecnico, dopo la decisione di Waters di visualizzare il concept dell’album con alcune fotografie in bianco e nero della Battersea. Poiché alla band piacque il colore e la luce del cielo ritratto durante il primo giorno di session (quello dell’imprevista fuga del maiale volante!) e la posizione del maiale ripreso invece il terzo giorno, quando il cielo era risultato spento, “cosa avremmo potuto fare se non creare un fotomontaggio incollando il maiale sulla foto del primo giorno e poi ritoccare il tutto? ” (Storm – Hipgnosis, 1978).
La chitarra di Gilmour sa essere dolce e ruggente, la voce di Waters è espressiva così come nel successivo “The Wall”, Wright crea atmosfere magiche e trascinanti, Mason non è più lo stesso di Pompei! ma è più che mai adeguato a ciò che questo concept vuole trasmettere. Siamo di fronte a quei pezzi che non annoieranno mai, neanche al milionesimo ascolto; è la definitiva consacrazione, artisticamente parlando, di chi si è lanciato dal trampolino dell’underground londinese dei 60’s ed è arrivato sulla luna, per poi compiere la propria vendetta nei confronti di porci e cani. Fondendo il tutto, nel complesso, si ottiene qualcosa che a partire dagli anni ’70 si muove verso l’infinito, restando attuale anche dopo decenni, grazie all’abilità nel colpire l’ascoltatore forse più degli altri album: con 'Animals' il sistema Pink Floyd conferma quella stabilità assoluta che verrà meno solo con “The final cut” e in parte in “The Wall”, frutti della prepotenza e dell’egocentrismo di Waters. Forse, commercialmente parlando, “Animals” ha ottenuto meno di quanto avrebbe meritato, non quanto “The dark side of the moon” ma almeno quanto “The Wall”. Ma di fronte a strutture simili, ad artisti, musicisti, poeti e creatori del genere, c’è solo da ascoltare e da evitare di cadere in stupidi e insignificanti paragoni con 'Pompei' o addirittura con 'The piper', altro capolavoro intoccabile.
Ma Waters non è Barret, non può sconfinare dal sistema, e quando il suo egoismo (seppur apprezzabile in 'The wall') viene fuori, è davvero il taglio finale. A mio giudizio Waters è uno dei migliori autori di testi rock di sempre, quasi alla pari (e non vorrei scatenare discussioni su questo) dei miti Dylan e Morrison, ma non avrebbe mai dovuto cercare di prevalere di fronte alle armonie di Gilmour, che riescono a colpire più che mai, anche negli ultimi 2 album che secondo me, a dispetto di ciò che pensano in molti, sono a loro modo 2 grandi lavori non psichedelici dei Pink Floyd. Ciò che sembrava infinito è quindi giunto al capolinea ?
Ascoltate “Dogs” e fatemelo sapere… Non aggiungo analisi tecniche perché possano scaturire solo da un ascolto costante soggettivo. Caro Roger, sei il Golia vinto da un David senza tempo...
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