Il 1997 è l’anno di grazia per i Symphony X. Quest’album da loro sfornato è un capolavoro del metal anni ’90, nonché il loro apice artistico.

Non c’è paragone col coevo “Falling Into Infinity” dei “rivali” Dream Theater, anche perché non ci sarebbe motivo di farlo.

Validissimi musicisti, validissimi compositori, i Symphony X hanno oltrepassato i canoni del prog-metal, con grandiosi incastri barocchi e neoclassici. Oggi più che mai una realtà, sono diventati il punto di riferimento del genere; un chitarrista come Michael Romeo, mai fine a sé stesso, è inimitabile ma allo stesso tempo faro da seguire per i provetti virtuosi, che spesso erroneamente vorrebbero cogliere i messaggi dei Satriani o dei Malmsteen, andando così a complicarsi vacuamente il percorso artistico. Invece nel prog-metal, si dovrebbe sapere ormai, le cose buone si fanno in gruppo, e proprio i Symphony X, e ancor meglio quest’album, ne sono l’esempio evidente.

Nove le tracce, tutte caratterizzate da un intro dirompente, che precorre alla stesura fluida delle stesse. I testi epici, come ad esempio in “Out of the Ashes” o “Pharaoh”, vanno a sposarsi alquanto egregiamente con la musica; i cambi di tempo per quanto tipici del prog riescono sempre a sorprendere; alcune digressioni medioevali, come in “The Accolade”, condiscono alla meglio il metallo con quel tono epico. Un cantante come Russel Allen, altro esempio inarrivabile, è magnificamente grintoso e riesce a raggiungere tonalità impressionanti senza mai uscire dalle righe. La suite omonima, nonostante i suoi 20:41 minuti, non riesce mai ad annoiare, anzi, magniloquente e imprevedibile sembra quasi il manifesto di quest’arte.

Si potrebbe dire che qui il prog-metal viene semplificato, privandolo di quell’accezione troppo standardizzata, e allo stesso tempo si sente la concretezza e la concretizzazione di uno studio appropriato sul sodalizio tecnica-fluidità sonora.  Non essendo un concept, non dovrete dedicarci troppo tempo, ma basta che sia “buono”.

E poi, consentitemi di dirlo, che cazzo di voce poderosa c’ha Russel Allen!

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