"Io sono il primo Messia senza le palle, il Cristo del decennio sono io !"

"Sono il generale del rock'n'roll !"

Patti Smith è la rockstar al femminile per eccellenza. Non bella ma carismatica, intelligente e brillante, si rivela sin da molto giovane un'artista molto impegnata e versatile. Scrive poesie (è noto il suo amore per Rimbaud), alcune pubblicate in una raccolta nel ‘73 ("Seventh Heaven and Witt"), scrive testi per i Blue Öyster Cult, una commedia con Sam Sheperd ("Cowboy Mouth"), recita, si diletta nella fotografia, dipinge; è una ragazza attiva e sensibile, molto attenta e coinvolta riguardo ai radicali sconvolgimenti sociali e culturali a cavallo tra gli anni 60 e 70. Amica di Bob Dylan e del fotografo Robert Mapplethorne, con il quale aveva vissuto quando era studentessa, ben presto la Smith diventa una dei personaggi più influenti ed ispirati provenienti dalla scena musicale underground americana, in quel di New York, teatro di rivoluzioni sonore per merito soprattutto degli Stooges di Iggy Pop e i Velvet Underground di Lou Reed.

Erano anni di grande fermento contro-culturale di cui l'arte e la musica rock in particolare erano i principali sostenitori e ispiratori. Per farsi notare era necessario frequentare il circolo giusto, quello di Andy Warhol in primis. Patti, di quella contro-cultura, divenne assidua habitué, intraprendendo il cammino che la porterà ad essere un'icona della New Wave. Dotata di una spiritualità da molti considerata blasfema e da una grinta femminile sfacciata ed esibizionista, tanto da influenzare molte artiste e riot girls, Patti Smith coniugò perfettamente la poesia delle sue liriche con un rock teso e nevrotico. La sua voce è dolorosamente angosciosa e delirante, spesso sfrontata e isterica, dagli acuti talmente aspri da risultare quasi sgradevoli, emotiva e trascinante. In essa sembra quasi di scorgere l'ultimo rivolo di quell'immenso fiume di esistenzialismo malato, cupo e dolente, di cui i Velvet Underground erano stati portabandiera nel decennio precedente, con una bella dose di rabbia in più. Dopo aver pubblicato un singolo con etichetta indipendente e prodotta da Mapplethorpe, la cover di Hey Joe, avvalendosi della collaborazione del chitarrista dei Television, Tom Verlaine, Patti Smith esordisce brillantemente con il suo gruppo in Horses, seguito dagli eccellenti Radio Ethiopia, e Easter, che determina la sua uscita dal circuito di nicchia e le regala una certa notorietà. "Wave", del 1979, la consacra definitivamente al grande pubblico.

L'album si apre, senza particolare mordente, con Frederick, una ballata dedicata al marito Fred "Sonic" Smith, con cori di sottofondo, dalla ritmica marcata e incalzante e una garbata tastiera mentre la successiva Dancing Barefoot si presenta piuttosto cupa con la voce della Smith bassa e insolitamente tranquilla, un gradevole brano d'impatto accattivante scandito sempre da una buona sezione ritmica e da una chitarra, purtroppo, troppo in secondo piano. Finalmente torna la vecchia Patti con So You Want To Be , dal piacevole riff iniziale scandito dalla batteria decisa, con essa, la chitarra di Lenny Kaye domina tutto il brano. E lei, Patti, che ulula parole, arrivando quasi a recitarle alla fine. La sua voce si fa lamentosa e dolente nella breve traccia Hymn una specie di litania supplichevole, mentre Revenge è un pregevole blues dall'introduzione con un giro di basso e chitarra che ricorda vagamente I Want You (She's So Heavy) di beatlesiana memoria; un brano in crescendo caratterizzato da maestose performance alle tastiere e da una chitarra isterica e acida. Interessantissime e, a parer mio, le migliori canzoni dell'album, sono Citizen Ship e Seven Ways Of Going: il primo è un brano la cui struttura ritmica varia repentinamente e dallo splendido sottofondo ipnotico di organo e scariche elettriche di chitarra improvvise. Il secondo pezzo ha un atmosfera cupa e solenne e una cadenza ritmica ossessiva, superbi gli arrangiamenti di impronta jazz-psichedelica ed eccezionale la prestazione vocale della Smith, ispiratissima.

Sicuramente inferiore ai precedenti lavori, l'album ha il pregio di farsi ben volere e di essere abbastanza vario ed omogeneo. Rappresenta, se vogliamo, il capolinea della creatività del Patti Smith Group che, purtroppo, non ha mai più raggiunto gli ottimi livelli dei primi 3 lavori. La sua vena creativa che aveva contribuito al big bang della New Wave andava ormai esaurendo. In "Wave" è sempre comunque presente la spiritualità anticonvenzionale di Patti, che inserì addirittura nella copertina una foto di Papa Luciani, scrivendo la frase: "la musica è la riconciliazione con Dio" .

 

 

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