Ed ecco: l'idea che prende forma.

Dedicato a te, refioso snob razionalista delle mie pantofole. I Savage Republic hanno iniziato il viaggio da tanto, tanto tempo. Esercitandosi e sperimentando nel sottoscala dell'università, poi suonando bidoni e strumenti bislacchi nel sottoscala del bar accanto.

Hanno anticipato il post-rock, sono stati i diretti discendenti dei Faust, hanno attraversato una decade in parallelo. Non coraggiosamente, semplicemente al di fuori. Il nome "Savage Republic" è salpato tempo fa ed è sparito da 18 anni.

Ed ecco SIAM, EP che preannuncia l'arrivo di un nuovo album: i precursori, sperimentatori, studiosi ragazzi snob ritornano. E cosa suonano? Bidoni. E cosa suonano? Tribale/marziale industrial-post-kraut psichedelico orientaleggiante. Esattamente come allora: li abbiamo lasciati lì nell'89. Pausa, Play: rieccoteli nel 2007. E con la stessa classe.

E allora, qual è la novità? Che motivo c'è di ascoltare? Dov'è finita l'innovazione?
Lascia stare: talvolta l'arte è un'idea che prende forma, è la forma di un'idea. A questo mi fa pensare il ritorno alla vita dal congelamento dei Savage Republic. Ma non c'è bisogno di pensare.

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