Davvero pochi album mi è capitato di ascoltare che fossero tanto criptici come questo "Confield". Un album purtroppo di gran lunga sottovalutato, ed è un peccato, perche le senzazioni che evoca, se ci si immerge con attenzione nell'ascolto, ti lasciano davvero il fiato in gola. Questo è un album dove la musica sembra quasi seguire un percorso di "auto-annullamento" di se stessa.

Si perde quasi completamente il senso del "loop", del campionamento sonoro, la musica per quanto elettronica, è libera di fluire senza ostacoli. Nonostante queste caratteristiche, che potrebbero far urlare troppo frettolosamente al solito disco industral cazzata, questa roba per quanto malata suona dannatamente seria! Impressiona quasi che un disco che tratta di questa musica riesca a suonare così serio, non si tratta della solita cazzata rumoristica (passatemi il termine) sperimentata da molti musicisti elettronici anche "cult" per esempio taluni lavori di Aphex Twin o Squarepusher & co., questa roba cribbio, fa gelare il sangue!

La sequenza sonora VI Scose Poise, Cfern, Pen Expers, Sim Ghisel, Parhelic Triangle, Bine non lascia scampo! Ogni traccia sembra anticipare quella successiva, ed ad ogni segmento sonoro si sprofonda nel baratro!

Si inizia con una VI Scose Poise, che forse potrebbe essere il brano più accessibile dell'album; un sottofondo direi sul glitch su cui poggiano delicatamente note perse nello spazio, che suonano molto "gentili" (anche troppo, dato lo standard del duo). Un giusto spazio di distacco tra una manciata di note e l'altra, sufficienti a dare la giusta "suspance", ulteriormente esaltata verso la fine del brano da un effetto noise in crescendo che sembra volerti dire "aspetta aspetta, sto arrivando!" (le note).

Cfern rappresenta il passo naturale più logico alla prima traccia ed il preludio alla successiva: un ritmo pesante, artificiale, compatto, ma ancora controllato, una melodia futuristica orecchiabile ma "velenosa", poco rassicurante, gelida ma al tempo stesso enfatica, almeno sino al primi due minuti e mezzo. Superata questa soglia, la situazione degenera; il ritmo si appesantisce ancora e si fa sincopato, la melodia più che sparire, muta trasformandosi in clangori metallici atonali, l'atmosfera si fa pesantissima, claustofobica. I beat restano pochi, ma più che beat a sto punto sono martelli! Questa traccia forse starebbe bene in un film come "The Cube" nei momenti di disperazione totale.

Pen Espers è il pezzo credo meno orecchiabile dell album, ma fa da spartiacque a quello che avverrà successivamente. Beat impazziti, non ci si capisce un emmerito caz.o! Ma aspetta aspetta, che succede?? Una melodia?!? Cos'è?? Un violino?? La spazzatura ritmica sonora tenta di sopprimere ogni "forma di vita"... per qualche istante la melodia sembra prendere il sopravvento ma è una lotta impari, tutto viene distrutto a favore di un caos quasi totale.

Si arriva a Sim Ghisel, na robba indescrivibile, ci sono "ritmi" più quieti ed ad accompagnarla ci sta una distorsione metallica che cambia continuamente forma e volume. Apparentemente sembrerebbe semplice, ma ad accompagnare questa formula ci stanno "schioppi, trilli, scintille microscopiche, microsuoni", il tutto da quasi la percezione tattile di un qualcosa che, piegandosi e torcendosi, crea stridii, scricchiolii, tensione interna.

Parhelic Triangle assembla rumori di "spazzatura ritmica putrefatta" con tanto di schioppi e sincopi, all evoluzione nebulosa di una "forma" sonora alienante all interno della quale sembrano esserci campionature di campane??

Molti parlano di "Iera" (album Untilted) come oscura e sinistra, cribbio!! Qualcuno si è mai soffermato ad ascoltare "Bine"???? Con le sue pulsazioni nervose mescolate a "violini" putrefatti, distrutti, puzzolenti, abissali sembrano descrivere una mappatura per la discesa diretta nell inferno. E' una visione del mondo che potrebbe essere associata a film come Silent Hill, con muri e palazzi fatiscenti, che spurgano sangue e creature abberranti vaganti per il nulla. Inquietantissima, micidiale brano degli Autechre questo, terrorismo sonoro!

Dopo essere arrivati all ultimo girone dell inferno, Eidetic Casein ti fa tirare un sospiro di sollievo, e appare quasi come una liberazione, un vero e proprio "spacco" dentro il disco. Tornano ritmi regolari, e una melodia quasi giocosa. Credo che gli Autechre abbiamo messo questo branetto piu' per pena provata per noi poveri ascoltatori, che per altro.

Uviol atterra su paesaggi ambient ed inizia un discorso su una flebile, "tenera" melodia che mi ricorda tanto la vita degli insetti in un prato nel film "Microcosmos" quanto al bimbo in grembo materno che aspetta di vedere la luce. La ritmica soffusa e regolare, è contrastata da un piccolo trillo, creando una simbiosi perfetta di tutti gli elementi, questo sino ai primi 2 minuti e mezzo. Oltre questa soglia, si fa più irrequieta, il ritmo diventa irregolare, la melodia anche, da una senzazione di calma disturbata.

Lentic Catachresis ci regala i codici per la distruzione del suono. Inizia soffusa e lenta, con campionature di voci e una atmosfera simile a quella di Cfern. Poi però va in contro ad un processo distruttivo irrimediabile, come la follia cieca che, giorno dopo giorno, divorava la mente di Jack Torrence nel film "Shining". Accellera, accellera accellera, sino alla fine, dove per mano di se stessa sembra trovare la morte per aver osato tanto.

Impressionante, folle disco degli Autechre! Disco da rivalutare sicuramente.

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