Metamorpheus è la trasposizione in musica del mito di Orfeo. Steve imbraccia la chitarra classica, ed accompagnato dalla Underworld Orchestra e da John Hackett al flauto, tratteggia in musica, un mondo mitologico d'altri tempi. La ricerca del suono induce l'autore a registrare ogni strumento dell'orchestra singolarmente, ottenendo un suono limpido e potente come raramente si è ascoltato in precedenza. Un processo minuzioso che richiederà un anno di duro lavoro per essere completato.
L'opera raccoglie l'eredità di tutte le esperienze acustiche precedenti, da "Bay of kings" a "Momentum", la maturità raggiunta dal chitarrista gli consente di dirigere l'orchestra in prima persona. Metamorpheus è un capolavoro senza tempo, seguito ideale dell'opera precedente "A midsummer night's dream", con la quale il chitarrista attirò l'attenzione della critica. Il primo brano di Metamorpheus s'intitola: "The Pool Of Memory And The Pool Of Forgetfulness", e già dalle prime battute s'intuisce che siamo in presenza di una tragedia, anticipata da una chitarra dal mood decisamente spagnolo. L'orchestra riprende il tema principale affiancandosi allo strumento guida senza mai cercare di prenderne il sopravvento. All'unisono ci conducono in un'altra dimensione, dove fra i chiaroscuri nascevano le leggende e dove Orfeo prende coscienza del suo destino. Poi la corsa verso la Terra degli uomini, "To Earth Like Rain", il ritmo cambia, gli strumenti sembrano gioire nel dimenticare le note tenebrose del pezzo precedente, inseguono la discesa rapida del protagonista verso le miserie umane. Giunto sulla Terra Orfeo rimane estasiato, imbraccia la lira e con la sua musica incanta uomini e animali, perfino le cose inanimate. "Song To Nature" con i suoi dolci arpeggi di chitarra, riflette lo stupore della Natura che si ferma ad ascoltare la musica di Orfeo. Un omaggio alla natura, dalla quale prende forma la seguente "One Real Flower", quando Orfeo incontra Euridice e s'innamora perdutamente. Il senso di gioia sono espressi da "The Dancing Ground" con l'orchestra che detta il tempo in un volteggiare gioioso e qualche fugace intervento di chitarra. Il dio sembra inebriato da tanto amore, e sopraffatto da tanta felicità da non accorgersi del repentino cambio di tonalità al sopraggiungere del presentimento nefasto di Euridice. Queste note drammatiche proiettano l'ascoltatore verso qualcosa di completamente diverso. Un pugno allo stomaco che lascia presagire la tragedia imminente. Poi una pausa, ed a seguire un brano per chitarra della lunghezza di dodici minuti, "That Vaste Life", nel quale traspare tutta la vena melodica del musicista. Una storia che illustra come potevano andare le cose, di come sarebbe stato meraviglioso se la tragedia non fosse mai avvenuta, e se Euridice non fosse morta. Orfeo si volta ad osservare il corso del suo sinistro destino terreno, e comprende che nulla potrà fare per impedire che i fatti si svolgano secondo quanto già stabilito. Nella seguente "Eurydice Taken" si compie la tragedia. Approfittando di un momento d'assenza di Orfeo, gli dei avversi spaventano Euridice mettendola in fuga; mentre corre fra i prati viene morsa da un serpente. Sembra che la musica dipinga questi eventi, e l'orchestra ne rafforzi il contenuto mutando umore quando la serpe affonda i denti nella carne della giovane innamorata.
Disperato Orfeo cerca le tracce dell'amata, quando rinviene i resti mortali di Euridice perde la grazia. Sconsolato si aggira per le campagne colmo di dolore e risentimento verso il destino avverso. Resta in quello stato per giorni interi prima di trovare la forza per reagire. Raccoglie l'arpa e con passo deciso si dirige verso l'ingresso dell'aldilà per reclamare la restituzione della sua donna. Nei prossimi tre brani la chitarra cessa di suonare lasciando lo spazio all'orchestra, ed alla necessaria tensione che solamente tanti strumenti suonati all'unisono possono creare. "Charon's Call" è il primo brano orchestrale, la preghiera di Orfeo a Caronte, il traghettatore d'anime, perché lo conduca di sotto, negl'inferi dove potrà rivolgere la sua accorata preghiera a Plutone. Grazie al suono ammaliante della sua arpa supera perfino Cerbero, il cane a tre teste posto a guardia dell'ingresso. "Cerberus At Peace" tratteggia con suoni onomatopeici come l'animale rimanga incantato dell'arpa e gentilmente s'addormenti sul fianco lasciando passare Orfeo. In "Under The World - Orpheus Looks Back" il nostro eroe giunge finalmente al cospetto di Plutone e della sua corte, rivolge loro una supplica così accorata da ottenere il prodigio. Euridice tornerà in vita, una volta uscita degli inferi, se Orfeo la condurrà per mano e mai si volterà per guardarla in viso. Orfeo accetta la condizione e risale verso la terra dei viventi. Molto bella la descrizione musicale di questi passaggi, a ritmo di Bolero, l'ascoltatore può facilmente immaginare i protagonisti mentre risalgono le regioni oscure dell'oltretomba. Ancora un brusco cambio di tono indica che è avvenuto un fatto inatteso e sinistro. Non sentendo la consistenza della mano di Euridice, Orfeo, colto dal dubbio, si gira, e così facendo perde per sempre la sua amata. Come un fantasma fluttuante, il corpo della donna si blocca e gradualmente svanisce facendo ritorno negli inferi. Dopo alcuni opportuni secondi di silenzio Steve tratteggia la disperazione di Orfeo. Arpeggia la commovente "The Broken Lyre", con passaggi armonici d'incredibile sensibilità e bellezza. Sopraffatto dall'angoscia e dalla perdita, Orfeo abbandona tutto: se stesso, la Natura, la musica, sceglie quindi un destino di completa solitudine.
Le Menadi, perfide creature femminili, l'osservano in segreto e provano in ogni modo a sedurlo. Quando comprendono che i loro sforzi sono inutili lo assalgono in gruppo e lo uccidono selvaggiamente. Gettano quindi la sua testa nel fiume facendo scempio delle sue carni. La drammatica "Severange" sottolinea questi momenti ed è interpretata solo dall'orchestra. In realtà "Severange" è stata ripescata da Steve che l'aveva già composta per un documentario televisivo sulla storia di Hitler, ed è perfetta per sottolineare la violenza delle scene narrate. Finalmente "Elegy" riporta la serenità nell'ascoltatore. Qualcosa sta per cambiare, lo si intuisce dall'incedere della melodia, dai temi vagamente accennati dal chitarrista che riesegue con passione i momenti salienti dell'opera. La testa di Orfeo fluttuante sul fiume sembra produrre musica essa stessa, viene raccolta sulle rive dell'isola di Lesbo e posta come oracolo per gli dei. Si racconta che i passeri cantassero con più gioia nei pressi del piccolo tempio. La Natura stessa stranamente era così rigogliosa intorno alla struttura da attirare l'attenzione e la benevolenza degli dei. Accade quindi l'impensabile: fra le note sempre più veloci di "Return To The Realm Of Eternal Renewal" lo spirito di Orfeo viene sollevato dal suolo ed unito a quello di Euridice. I due vengono accompagnati dagli dei fino ai bordi della sfera celeste, prendendo dimora fra le costellazioni del cielo. E' l'amore che vince sulla morte, il riscatto per due anime destinate ad essere unite solo fra le cose immortali del cielo. "Lyra" è il brano conclusivo di quest'opera eccezionale, un pezzo dove la chitarra sfuma come volesse descrivere eventi a noi così lontani da dover divenire solo parte dei nostri ricordi. La Lira, la costellazione che ancora oggi vediamo nel cielo stellato, sarà per sempre testimone di eventi narrati in altre epoche e riportate in vita in tutta la loro bellezza da uno dei più grandi musicisti contemporanei: Steve Hackett.
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