Cos'è un disco bello? Quand'è che un disco è considerabile apertamente come "bello"?

1) Quando tutti gli strumenti sono concordi tra di loro e complessivamente risulta orecchiabile.
2) Quando vi sono belle musiche e testi, con un pizzico di innovazione.
3) Quando in poco più di mezz'ora di rumori, suoni paurosi e danneggiati, c'è il futuro della musica.

Per il caso numero uno, consiglio un bel Astral Weeks del 68', ottima annata
Per il caso numero due, può andare bene sia un Low di Bowie, sia un London Calling, tanto per citare due dischi del 79'
Per il caso numero tre, la scelta si fa molto ristretta e non per tutti i palati. Sicuramente capita a pennello questa seconda opera dei Neu!

Questo duo tedesco Rother-Dinger, che da solisti o con le rispettive band, producono suoni per lo più accattivanti, mielosi senza risparmiare sull'uso del synth, ma in coppia la loro parte oscura nascosta viene fuori, combaciando perfettamente l'una all'altra.

Credo che la storia di quest'album sia ormai abbastanza famosa ma comunque questa recensione deve essere realizzata per tutti, soprattutto per chi non sa, magari invogliandolo alla conoscenza.

I Neu! dopo il loro primo album (capolavoro), si ritrovarono senza sufficienti basi monetarie e con un album da realizzare per il loro contratto. Il 90% del genere umano probabilmente avrebbe chiesto un prestito bancario completanto l'album come si deve, magari chiamando pure qualche ospite a sorpresa. L'10% probabilmente avrebbe lasciato perdere il progetto, accettandone le conseguenze. Loro non rientrano in nessuna delle due percentuali. Loro probabilmente non sono umani. Infatti fecere molto di più. Fecero andare a velocità diverse brani pre-registrati o rovinando e manipolando i nastri fino a rendere il risultato irriconoscibile (i vari "Super", "Super 16", "Super 78" o "Neuschnee", "Neuschnee 78"). Si tratta del primo caso di remix della storia della musica. Si tratta dell'opera più difficile, oscura e oscena della musica. Ma soprattutto si tratta di Arte.

Si inizia con la lunga cavalcata alle periferie delle sinapsi cerebrali di "Fur Immer": ricorda tanto da vicino le varie "Negativland" o "Hallogallo" del primo disco, solo che più introversa e tendenzialmente cattiva.
Poi arriva "Spitzenqualitat": la batteria dingeriana come al solito rocciosa, su uno sfondo rumoristico di distorsione elettronica, con un andazzo che va dal veloce fino al finale in cui ogni colpo sembra essere suonato sul nostro cranio indifeso che sicuramente si starà pentendo di non aver scelto Astral Weeks...
Ma arrivati qui ormai ci siente dentro e non vi conviene lasciare perdere proprio ora.

E quindi incominci ad accumulare tanta rabbia in te per la tensione che sprigiona ogni singola traccia. Ma più che tensione, cattiveria. Cattiveria pura, di quella proprio maligna.

Ed ecco arrivare il culmine di essa: "Lila Engel": ovvero il diavolo in musica. 4:37 in cui si perde il controllo del proprio corpo che a questo punto è in preda al panico non sapendo come incanalare questa energia negativa somministratagli in dosi così massicce. E' demoniaco. Le percussioni di Dinger e le folate chitarristiche si susseguono, accavallano e masturbano a vicenda e in contemporanea, giungendo al termine del brano quasi affannando, quasi incoscienti di cosa sia successo negli ultimi 5 minuti.
La tensione aumenta come da perfetto copione di un film horror, giungendo alla macchinosa "Cassetto" che sembra anticipare di anni e anni quelle ritmiche batteristiche heavy metal. Davvero inascoltabile. Davvero magnifica.

E' gia tutto finito dopo poco più di mezz'ora.
Inascoltabile e orrendo? Consolatevi, almeno avete perso poco tempo nell'ascoltarlo.
E se la musica è una forma dell'Arte (e la musica è una forma d'Arte), allora la durata di un album, l'ascoltabilità di esso, passano in secondo piano. Di un dipinto poco importante è la rassomiglianza con la realtà dell'oggetto raffigurato, immenso è l'importanza che esso ha sui posteri, la sua capacità di riscrivere i canoni di "bellezza" e di "innovazione".

Insomma se Astral Weeks è Impressionismo, questo è Dadaismo.

Si perchè in fondo lo scopo dei Neu! non era l'ambizione di creare la musica del futuro. Era quella di scherzare con i nastri, con gli effetti, con i congegni elettronici e se poi da ciò derivava il fatto di creare qualcosa di innovativo, ben venga. Ma forse mi sbaglio. Forse loro sapevano per bene ciò a cui stavano andando in contro. Forse quel nome "NEU!" non è solo un caso. Sta di fatto che insieme Dinger e Rother realizzarono un qualcosa di unico, destinato a rimanere ai posteri.
E se un giorno magari nell' anno 3000, un uomo del futuro dovesse ritrovare quest' album sepolto, si renderebbe conto che la maggior parte di ciò che lui considera musica classica viene da lì. E se quel disco ritrovato fosse anche a sua volta danneggiato, probabilemente quest'uomo ci vedrà dentro, a sua volta, il futuro della musica, perchè le grandi opere d'Arte son cosi: fuori dal concetto di tempo, di spazio, di bello.

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