E' da precisare: Rohmer non è uno fra i tanti progetti nati dalla testa di Fabio Zuffanti, come si potrebbe essere tentati di credere. E' soltanto l'eredità, ciò che è rimasto e rinato dalle ceneri del glorioso nome dei Finisterre dopo l'abbandono di Stefano Marelli, chitarrista e cantante storico della band genovese. E' un'entità, un gruppo sorto dall'unione di Zuffanti con Boris Valle e Agostino Macor all'indomani dello scioglimento dei Finisterre nonostante questi avessero ancora qualcosa da dire musicalmente e artisticamente. Quel qualcosa è arrivato finalmente con il nome di Rohmer, e si accasa con il leggendario marchio Vinyl Magic distribuito da BTF Italy e riesumato dal produttore meneghino Matthias Scheller.
Anche i Rohmer dal punto di vista ritmico si affidano al grande amico abruzzese Mau Di Tollo, ormai trapiantato a Genova da qualche anno e in forza a quasi tutti i progetti di Zuffanti a partire dal successo de La Maschera di Cera in avanti. Una pletora di validi ospiti completano la scuderia esecutiva di questo nuovo ensemble. Ben tre voci tra il recitato e il parlato, Claudio Castellini, Angelo Pellino e Andrea Celeste. Al flauto traverso e flauto basso c'è invece Marco Moro, alla tromba Michele Bernabei, al clarone e sax soprano Edmondo Romano (già collaboratore di Finisterre, Höstsonaten, Tony Esposito e Vittorio De Scalzi), alla viola Osvaldo Loi e alla chitarra elettrica Sergio Antonazzo. Una piccola orchestra, quindi.
I Rohmer sono un gruppo che fa sua la forte influenza personale per la passione cinematografica e per la musica da film, rendendo la propria adatta a colonne sonore virtuali dell'immaginario. Non a caso il nome della band è un omaggio al cineasta e autore francese Eric Rohmer. Ogni brano dell'album pare teso a formare piccole gocce di pioggia che scivolano sulle finestre di un grigio tramonto autunnale, grazie alla crepuscolarità di quel Zuffanti più intimista che si può ascoltare anche sul suo primo lavoro in solitaria, l'EP "Pioggia e Luce" (Marsiglia Records, 2007). E' "Angolo 1" ad aprire l'opera, pianoforte malinconico di Valle, flauto blueseggiante, atmosfera suggestiva, grigia, da città immobile ricoperta di neve e suoni ovattati dell'alba, piccola gemma tra le gemme. Di Tollo qui sa essere delicato, carezzevole, sognante, in contrasto con il drumming potente e preciso dimostrato nella Maschera di Cera. L'assolo finale di chitarra di Antonazzo incornicia il brano e lo fa assurgere ad uno dei più grandi capolavori strumentali di questa triste (in tutti i sensi possibili) fine di primo decennio del XXI secolo.
"Ecran Magique" e "Lhz", sospesi nel vuoto immaginario di un giro di piano, voci lontane nella nebbia, il basso corposo di Zuffanti che insegue un loop di synth e un sax soffuso. I pensieri musicali di Valle e Macor che vagano nel buio di una sala cinematografica che proietta un film d'autore d'inizio Novecento. Sensazioni vibranti a fior di pelle, il lento scivolare epidermico dei neon notturni. Questo è Rohmer ed è un ottimo biglietto da visita. Lo Zuffanti introspettivo e prospettico fa capolino in "V. (Moda Reale)" in cui viene recitata una poesia di John Keats, uno dei principali esponenti del Romanticismo inglese insieme a Shelley e Byron. Suggestioni jazzy velate, ma non troppo, da eterei canovacci sonori vengono scoperte lentamente in "Wittgenstein Mon Amour" che sfocia con linee leggiadre di pianoforte in "Cifra 3", brevissimo parto di Macor arricchito da glockenspiel e sax.
Chiudono "Angolo Due" e "Metodiche di Salvezza". Proseguimento ideale dell'opener la prima, pensieri interiori di un sax iridiscente e fluido accompagnato dal piano la seconda, sono unite dal cicalìo dei grilli di un'estate ancora calda ma che volge ai colori tenui, giallo-arancio dell'autunno, foglie cadute al suolo di un'esistenza laconica e trascinata. Rifinisce l'album, infine, la ricerca e la sperimentazione di "Elimini-enne", al limite del rumorismo e della dissonanza ma con un fil-rouge minimale e intimista che si protrae all'infinito lungo gli oltre ventidue minuti del brano.
Un'altra esperienza fuori dai comuni registri umani questo Rohmer di Zuffanti-Valle-Macor-Di Tollo, che esula dal progressive classico ma che progressive è in quanto comprende sperimentazione, afflati post-rock e viaggi nelle sinestesìe dell'inconscio. "Rohmer" è un altro centro pieno da parte di quel gruppo di musicisti genovesi che ruota attorno alla figura di Fabio Zuffanti. Evocando la poesia più alta della cinematografia d'autore, Rohmer potrebbe essere la soluzione di qualche regista o sceneggiatore in cerca di accompagnamento sonoro per il proprio racconto di celluloide.
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