Disco di elettronica modulata di altissimo spessore emozionale, disco notturno, il trip hop è un termine che non mi piace per parlare di questo disco, il trip hop è una gabbia per questa musica che rilassa su una 4 ruote lanciata verso l'oscurita e i suoi scrigni di segreti di una babilonia notturna da sedurre... parti con la song number one e all'improvviso lei, Tracey Thorne, reca in dote il raffinato garbo dei primi Everything But The Girl ed illumina il brano che inaugura ed intitola l'album, ovvero la risposta bianca, suburbana e trasognata alla "Safe from Harm" in apertura del disco precedente, parimenti bisognosa di coccole e di un cantuccio ove trovar rifugio, parimenti bellissima.
Ed un uno-due che ti taglia le gambe: il rap dinoccolato dagli aromi andini di "Karmacoma" che celebra il contrasto a singolar tenzone vocale tra i rimatori 3d e Tricky (che se ne avrà a male e condurrà seco la canzone nel suo esordio solista per dare linfa ad "Overcome").
Altri due brani stellari a concludere il poker: "Sly" vede Nicolette impersonare una Lady Day con più fiducia nel futuro invitata al ballo di corte tra stucchi tecno-rococò e lo strumentale "Heat Miser", colonna sonora per un film da farsi, possibilmente con effetto flou ed intriso di pessimismo cosmico bladerunneriano.
Per 3/4 il disco è superbo, poi i Bristoliani, risparmiandosi nuovi sforzi, han pensato bene di assecondare il pigro battito del loro motore cardiaco e l'hanno replicato nell'altra metà, così "Weather Storm" surroga "Heat Miser" in chiave più leziosa, le orme di "Karmacoma" vengono seguite con convinzione un po' leccata in "Eurochild" (una sua versione taroccata finirà nello spot televisivo di una nota birra: misteri dell'advertising...), ma nonostante siano epigoni, questi 2 brani rimangono brani beaucoup beaucoup seducenti.
Menzione finale per i due brani dal retrogusto giamaicano chez Horace Andy: "Spying Glass" è un competente reggae dubbato con i limiti dell'esercizio di stile, la jam finale "dal vivo in studio" di "Light my Fire" (sì, è proprio quella) è nostalgico tributo ai trascorsi nel sound-system dei Massive ma con livelli etilici da prova del palloncino e quantità di ganja da arresto immediato.
Non un capolavoro, ma un saggio di classe smagliante e sopratutto una colonna sonora che vi entrerà in testa subitissimo e vi condurrà nelle notti in autostrada voi giovani amanti ed innamorati di classe sopraffina.
Sconsigliato ai grezzi, consigliato alle persone eleganti che sanno naufragare i loro battiti cardiaci nelle giuste atmosfere.
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