Primissimo album dei Primus, uscito nel 1989, e che impose subito agli occhi della critica questa band californiana soprattutto per quanto riguarda il genere difficilmente classificabile.
Genere che il gruppo propone tutt' oggi anche se con risultati sicuramente meno originali di allora, ma che comunque dona ad ogni canzone una ricercatezza degna dei primi tempi.
Tecnicamente parlando, il mostro assoluto Les Claypool è affiancato da altri due eccezionali musicisti quali Larry Lalonde, chitarrista con un passato thrash-metal (nei Possessed) e Tim ‘Herb' Alexander, batterista che si narra sia autodidatta; il connubio di 3 stili tecnicamente ineccepibili, intricati e così personali porterebbe in 9 casi su 10 all' impossibilità di convivere in una band, nel 10° caso ai Primus.
Riguardo al disco, è un live senza fronzoli e senza tanti discorsi; si parte subito con "Join The Fisherman", ancora oggi un classico e dal mio punto di vista una delle migliori songs dei Primus di sempre: ritmata, orecchiabile, azzeccatissima come apertura.
L'album va avanti senza riempitivi sterili, con la consueta maestria assoluta resa ancora più evidente dal fattore-live ma anche con la solita auto-ironia (e col prendersi sul serio fino ad un certo punto) che veste i Primus di un'attitudine ad rock-band da sagra anche quando impreziosiscono di piccoli virtuosismi le loro canzoni. Si fa notare la copertina (la prima di una lunga serie di assurdità da cartoni animati tanto care a Les Claypool) mentre i testi sono ironici e scanzonati, in alcune parti puramente non-sense: e la musica in questo caso la fa ancora più da padrona.
Altre tracce bellissime sono "Frizzle Fry" (che sarà la title track del secondo lavoro della band) con i suoi quasi 6 minuti più lenti e che conclude il disco, il cavallo di battaglia "Tommy The Cat" riproposto in quasi tutti i concerti (ed eseguita sempre in maniera diversa), "The Heckler" con Les che fa introdurre la canzone al pubblico con un bel ‘Larry you're a BASTARD' , "Harold On The Rocks" che mostra bei cambi di tempo.
Un disco insomma onesto, sicuramente ben suonato e che per questo consiglierei a tutti, anche se lo stile dei Primus non attrae l'ascoltatore al primo ascolto e soprattutto rischia di essere troppo "difficile" per chi ama altri generi. A chi piace qualche altro lavoro dei Primus, un disco da accaparrarsi assolutamente. (Jx)
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