Geniale. Palloso. Inquietante. Banale. Difficile inquadrare questo disco dei norvegesi Mul uscito nel 2001. Un doom ipnotico ed oppressivo, 6 tracce per una durata totale che sfiora i 60 minuti, con una particolarità: "Human Vindice" è un album (quasi) totalmente strumentale. Niente growl, niente voci pulite, niente sussurri gotici.

Un suono pseudo-industrial introduce la prima "Separate Propositions" che si trascina languida nella sua pesantezza con l'organo che sale sempre più in primo piano a soffocare gli altri strumenti sino ad un lugubre intermezzo di basso che dà il via all'unica accelerazione del disco.

Ancora più opprimenti le atmosfere di "Thought Cube" dove al lancinante fiume di schitarrate si aggiunge un organo che funge da letto melmoso nel quale invischiarsi per la seconda metà della canzone (che dura 10 minuti e mezzo!).

In "Under Mud" le distorsioni di chitarra si fanno al limite del sopportabile con un tipico suono da membrana di altoparlante rovinata, e per la prima volta si odono 2-3 balbetti di un lamento distante, subito risucchiato dal turbine elettrico delle 6 corde.

Agghiacciante lo stridore di tastiere e violino in "The Central Meaning", mentre la conclusiva "Placet Of Deceit" ci affoga se possibile ancor di più in una malinconia statica grazie anche ad un'intro di pianoforte, strimpellato in una maniera da film horror, che prosegue per oltre 4 minuti.

E finalmente, come una maledizione dal cielo, verso la fine di quest'ultima traccia compare una voce a metà fra il growl death metal ed un lamento sgraziato che comunque rimane nascosta tra il muro di musica, rumore ed angoscia eretto dai Mul.

Mah! Un disco che mi ha colpito e che mi permetto di consigliare per la sua originalità, anche se per i non amanti del genere più che indigesto potrebbe risultare deleterio o mortale.

 

ZOT !

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