Ho aspettato qualche giorno per vedere se qualcun' altro più abile di me nello scrivere ci parlasse di quest'ultima fatica dei Mars Volta, ma non essendosi proposto ancora nessuno mi avventuro per la prima volta a recensire un disco appena uscito.

"Octahedron" è il quinto album da studio della band, che esce a un anno e mezzo circa di distanza dall'ultimo "The Bedlam in Goliath". Si tratta di un disco con varie differenze rispetto ai precedenti: il primo particolare salta all'occhio non appena si inserisce il cd nel lettore: la durata totale è solo di 50 minuti invece della solita settantina circa.

Nel complesso il materiale ascoltato mette in risalto la vena intima e meno sborrona del gruppo americano: tre canzoni sono quasi completamente acustiche, mentre le restanti cinque più "elettriche" non sono esageratamente esagerate come tanto piace fare a questi eclettici e poliedrici musicisti.

Cedric sembra avermi ascoltato e si discosta da quella brutta piega che secondo me aveva incominciato a prendere da alcune fasi di "Amputechture" divenendo a tratti insopportabile: qui finalmente canta di nuovo quasi interamente in maniera potabile come piace a me senza urletti, falsetti ed effetti maledettamente esagerati. Per farvi un idea del mio pensiero ascoltatevi come canta (a mio parere ottimamente) in "The Widow" e a come canta (fastidiosamente) all'inizio di "Aberinkula", dove sembra proprio che lo stiano Aberinkulando. Poi, magari qualcuno non sarà d'accordo, ma io ho detto la mia.

Vorrei soffermarmi su altri due elementi del gruppo. Comincio da Omar Rodriguez Lopez. Penso che nelle canzoni più "rockeggianti" manchi il suo contributo solista: infatti sentiamo un solo assolo nell'ultima traccia "Luciforms". Forse le sue prodezze balistiche le ha tenute da parte per i prossimi 18000 albums che farà uscire quest'anno con i suoi progetti paralleli, fatto sta che comunque il disco in questione perde un pò di punti. Passiamo a Thomas Pridgen che nell'album precedente sembrava volesse strafare a tutti i costi quasi volesse fare di tutto pur di non far rimpiangere (a volte con successo) l'ex batterista Jon Theodore: qui invece si dà una regolata e si limita a svolgere il suo onesto lavoro in maniera buona senza troppi numeri ad effetto, che comunque credo saranno solamente rimandati al prossimo disco.

Due parole sulle singole canzoni: gran bel lento l'emozionante opener "Since I've Been Wrong", che però deve lasciare la palma di migliore canzone semiacustica dell'album alla stupenda "With Twilight As My Guide", veramente da pelle d'oca. Buona anche l'altra tranquilla "Copernicus", a parte un irritante inserimento di percussioni elettroniche che io personalmente odio come le zanzare e che credo che in una canzone basata soprattutto sulla chitarra acustica non sia proprio come il cacio sui maccheroni.

Tra le altre più "Heavy" segnalo l'ottima "Teflon" e "Desperate Graves" che ha una melodia che a tratti mi ricorda "Careless Whisper" dei Wham!.

E' sicuramente un album di transizione questo per i Mars Volta, godibile e meno ostico all'ascolto, ma comunque buono.

4 stelle per eccesso.

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