Era il lontano 1999 quando la major del mercato videoludico nipponico conosciuta come Squaresoft (ormai SquareEnix) diede alla luce il suo primo tentativo nel campo del survival horror.

Naturalmente essendo leader nell'ambito dei Giochi di ruolo, e mamma della saga per eccellenza (quel Final Fantasy che ormai è nome associabile al concetto stesso di videogioco), quest'ultimo nato non poteva che integrare al suo interno una vasta serie di elementi propria dei Gdr, nel tentativo di creare un perfetto ibrido tra i due stili di gioco, cercando di non mettersi in diretta concorrenza con sua maestà Resident Evil.

E' così che venne alla luce Parasite Eve.

Il titolo in questione riuscì a dividere nettamente la stampa del settore in due tronconi.... Chi ne era entusiasta e chi lo riteneva un mezzo passo falso e un piccolo ciottolo che la società aveva lanciato all'interno di un parco titoli pieno di punte di diamante. Il pubblico invece lo premiò e a sorpresa, su tutti il mercato americano che vide per lungo tempo PE in cima alle classifiche. 

Questa premessa è fondamentale per chiarire subito la mia posizione... Ossia che sono tra quelli che ritengono questo gioco un piccolo capolavoro. E questo indipendentemente dai piccoli difetti che gli possono essere attribuiti (perchè ce ne sono eccome). Ma complice la trama, tra le più belle e coinvolgenti di sempre, e il character design fenomenale, il coinvolgimento emotivo che si prova è talmente alto da far passare in secondo piano le magagne del gameplay. Ma andiamo con ordine.

E' la vigilia di Natale, e l'agente Aya Brea del dipartimento di New York si reca a teatro a vedere la prima di un'importantissima un'opera lirica. Ad un certo punto, quando la protagonista, la cantante Melissa Pierce, inizia a intonare la sua aria, l'intero pubblico in sala e i membri della compagnia teatrale cominciano a prendere fuoco in maniera spontanea, come per autocombustione. Tutti tranne Aya e Melissa. Inutile dire che rimasta da sola di fronte alla cantante, Aya sfodera la pistola e chiede spiegazioni.

Poco prima di vedere la propria antagonista scappare tramite il condotto fognario, la nostra eroina si sente  rispondere che di fronte a lei non c'è più Melissa, ma Eve, lo strumento che porterà alla vendetta dei mitocondri (che altro non sono se non minuscoli organuli presenti all'interno di ogni singola cellula e che si occupano prevalentemente della produzione di energia) e che rispondono pertantoa d ogni suo comando.

Da lì in poi scatterà una frenetica corsa contro il tempo (scandita in 7 giorni) nel quale Aya sarà l'unica che potrà sperare di frapporsi tra Eve e il suo obbiettivo, ma questo tempo le sarà anche fondamentale per capire molte cose su se stessa, sul perchè Eve sia così interessata a lei, sui suoi ricordi confusi, sul motivo per cui lei sia la sola a non sortire effetto alcuno ai poteri di Eve.

Inutile dire che la trama è tremendamente coivolgente (in fin dei conti è tratta da un best seller nipponico), ricca di colpi di scena, piena di riferimenti adulti, riflessioni psicologiche e soprattutto forte di un background scientifico perfettamente credibile (tutto ciò che verrà detto a proposito dell'evoluzione umana, dello sviluppo cellulare e via discorrendo è per lo più frutto di vere teorie applicabili a livello ipotetico) che permette a questa produzione di elevarsi sul podio dei migliori. Inoltre il tutto è approfondito tramite dei Full Motion Video di livello impensabile per l'epoca, che non fanno altro che provocare ulteriore adrenalina o addirittura un po' di disgusto quando si tratta di far vedere chiaramente lo sviluppo delle mutazioni (in modo riconducibile a "La Cosa" di Carpenter)

A livello di game play, il gioco si svolge in due parti principali. L'esplorazione che avviene in modo del tutto identico a Final Fantasy o Resident Evil (personaggio 3D su fondali prerenderizzati, con visuali da telecamere fisse) e i combattimenti casuali, tipici dei gdr. In quest'ultima fase, il personaggio potrà muoversi liberamente evitando i colpi nemici, e avrà una barra che si caricherà. Una volta piena potremo effettuare un'azione (attacco con arma e magie e così via). Ogni azione e ogni arma equipaggiata darà vita ad un reticolo che rappresenterà il raggio d'azione. Ogni volta chesi finisce uno scontro si guadagnano punti abilità (per aumentare capacità dell'inventario o capacità offensiva delle armi o sbloccare magie e abilità) e punti esperienza. Inoltre le armi possono essere collegate tra loro per aumentere i loro valori. Tutto questo porta ad un enorme varietà di situazioni e di personalizzazione

A livello grafico il gioco è lo stadio immediatamente prima a FFVIII, la grafica è praticamente identica, con una leggera deifferenza a livelllo di risoluzione.

Parlando dei difetti riscontrabili che a mio parere risultano davvero minimi rispetto all'esperienza che andremo a vivere, ci sono la complessità di assimilazione dei meccanismi di combinazione delle armi, la carenza di punti di salvataggio che in certe sitruazioni diventano vitali e l'eccessivo sbilanciamento di difficoltà all'interno del gioco che spesso porta a passaggi esageratamente facili o esageratamente ostici. 

In ultimo da segnalare sono i difetti specifici per i giocatori che si avvicinano a questo titolo spinti dall'amore per il survival horror o per i GDR.

Per i primi la lentezza dell'azione, la presenza di ore e ore di dialoghi e la scarsa immediatezza potrebbero convincervi a portare la vostra attenzione altrove.

Per i secondi sono la scarsa longevità, e la presenza di pochissime sub quest i nei di questa produzione.

Per chi ama entrambi i generi in maniera viscerale e a tutti gli altri, invece un solo consiglio: immergetevi completamente in questa avventura.

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