Stanotte parto per la Germania, mi faccio un giretto, 5 giorni a Berlino, non l'ho mai vista. Veramente avevo deciso per Varsavia, ma poi il volo ... Va bè questa è un'altra storia. E allora mi sono tornate in mente un po' di persone che conoscevo e che in Germania ora ci abitano; un mio ex-compagno di classe a Norimberga o sù di lì, 2 ragazze che hanno aperto una gelateria a Monaco, un amico di amici col quale si andava in giro da ragazzini che 8 anni fa si è sposato ed ora ha comperato casa a Mannheim; ho ancora il suo numero, provo a mandare un messaggio, senza tanta voglia e speranza. E Andrea mi risponde! Un paio di sms per salutarci e basta, anche perché io non avevo la minima idea di dove fosse Mannheim, ma il nome non mi era nuovo. Do un'occhiata a Wikipedia, e scopro che Carl Benz ha inventato e guidato la prima automobile della storia, ma dubito che sia questo il motivo.
Poi iersera, mentre cazzeggiavo a casaccio nel computer ascoltando musica, il collegamento; ed allora prendo il telefono e scrivo ad Andrea: "Conosci i Black Shape Of Nexus?" e lui mi risponde: "Mai sentito sto nome, cos'è una gang di motociclisti?".
Invece i Black Shape Of Nexus sono un sestetto proveniente da questa ridente località sul Reno, ma di ridente loro non hanno proprio niente.
L' omonimo disco in questione è invece una tetra chiatta che ci porta nel bel mezzo del niente, lasciandoci sperduti tra nebbia e dolore. 3 sole tracce per un totale di 42 minuti, basso suonato a tonfi e scossoni e delle linee di chitarra che irrompono ogni tanto con una violenza inaspettata ma che perlopiù tendono ad aggrovigliarsi insieme creando una trappola di suono che ricorda molto i Godflesh e nella quale la paura di rimanere impigliati è peggio del restarci.
Le pause ed i passaggi cadenzati non fanno che aumentare l'ansia che pervade tutto il disco, ed il growl potente di Malte Seidel sembra venire inghiottito anch'esso dal vortice di disperazione, riemergendo solo per brevi quanto strazianti urla rabbiose.
L'elettronica in tutto ciò si insinua tra il tappeto sonoro senza mai salire alla ribalta ma contribuendo a marcire ancor di più le sonorità distorte e spesso ossessive.
Un buon disco, nel quale non si riesce ad intravedere una via di fuga che ci faccia scappare dal labirinto di desolazione sonica composto dai soli tre episodi che lo compongono e che sono intitolati semplicemente "III" "VI" e "V".
Era logico che Andrea non conoscesse questi Black Shape Of Nexus. E forse è pure meglio.
Carico i commenti... con calma