"Bestiary" è uno dei lavori più sperimentali all'interno della corposa discografia targata Robert Rich. Diminuendo di fatto, o talvolta eliminando del tutto, i tratti organici, quelli world-music, i tribalismi mistici e i fitti strati ambientali, l'artista californiano staziona stavolta più sugli scenari territoriali, sui sintetizzatori e il loro lato timbrico, coniando un'opera, che sebbene al di sotto dei suoi - molto alti - standard, ancora oggi rimane tra le più allucinate e metafisiche, nonchè tra le più interessanti di un periodo, quello del duemila, che ha visto via via diminuire la vena artistica e lo smalto del ventennio precedente.
Sotto certi versi vicina agli organismi dei Cluster più visionari, l'opera parte timidamente con due episodi non propriamente riusciti (le creature aformi modellate dai droni di "Mantis Intentions" e la world-music facilotta di "Nesting On Cliffsides" - che ricorda il 'quarto mondo' di Jon Hassell senza nè la forza evocativa nè il tam tam ancestrale di quest'ultimo -) ma si risolleva in modo crescente, amplificando dapprima la mera sperimentazione sintetica (si pensi alla convulsa "Dante's Anthropomorphic Zoo" o i vertiginosi deliri metallici di "Sharpening Her Talons" dove Rich intona frasi armoniche quasi sotto la soglia dell'udibile sopra a ronzii di rumore bianco, clangori di campane, timpani cavernicoli, i suoi ormai celebri 'glurps') e in seguito quella, meno immediata, psichica, di cui Rich è riconosciuto maestro.
A livello di sperimentazione sintetica, Rich, seguendo pienamente i dettami del titolo, nonchè una sorta di binomio creatura/macchina vecchio come il mondo ma sempre efficace, manipola gli oscillatori dei synth modulari, rigurgitandone pirotecnici tintinnii meccanici che arrivano ad emulare i versi delle 'bestie': improbabili stormi di volatili su "Bestiary" (immersione elettro-armonica degna di Subotnick), anatidi sconvolte nel caso di "Carapace Hides The Delicacy" (dove torna fugacemente alla lap steel e alle tese progressioni organiche) o lo schiamazzo di un cane (?) in "Folded Space", (piece astratta dove non mancano le risonanze droneggianti dei primi lavori).
Il punto più alto lo si raggiunge su "Premonition Of Circular Clouds", un surreale raga, con l'ospite Forrest Fang sull'hichiriki a tessere striduli interventi contemplativi, e Rich alle macchine tra squarci di magma elettronico e sgretolate percussioni liquide che parrebbero concepite dal primo Plastikman (!); dopo che la creatura si sviluppa fa presto ad avventarvisi (e deturparla) un vocal auto-tunato ad elargire una preghiera mantrica che assume talvolta toni grossolani, seppur il phatos da requiem che ne scaturisce sia come sempre molto evocativo.
E la sperimentazione psichica? La richiana capacità di addentrarsi nei più disparati tratti dello spettro emotivo è nota tanto quanto l'indiscussa maestria alle macchine; raramente il range si è mosso in modo cosi netto su forme di vita indefinite, inverosimili.. terre cosi distanti e inumane. Laureato in psicologia e in computer-music: si sente.
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