Nulla. Nulla al mondo da quando esso esiste. Nulla raggiungerà mai la complessità e l'inventiva senza eguali di quello che è ormai l'incontrastato re della musica elettronica nelle forme di sguardo al futuro, sperimentazione e libertà espressiva che più le si addicono: si tratta di Otto Von Schirach, un vero Genio, un uomo che in un solo brano, anzi in un solo frammento di brano, riesce sistematicamente a mostrare più idee di gran parte degli artisti più osannati - elettronici e non -, molti dei quali autentiche leggende, assi della sperimentazione e tra i preferiti in assoluto di chi vi scrive; artisti di cui non parlerei mai male, ma quando bisogna esporre i fatti beh.. che fatti siano.
Bene, i fatti dicono che Otto Von Schirach è uno Sperimentatore con la S maiuscola, Otto Von Schirach è una mente superiore, Otto Von Schirach è un'entità da venerare e osannare per il resto dei nostri giorni. Oddio, forse esageriamo, ma diversamente potremmo inquadrare questo personaggio, un personaggio talmente, ma talmente, ma proprio talmente avanti, da superare concetti quali infinito e periodico, un cervello che necessiterà di almeno un paio di secoli prima che la sua importantissima opera venga appieno compresa all'unanimità. Un artista che metterei come importanza anche al di sopra di un Beethoven, anche lui, manco a dirlo, facilmente ridimensionato dal testamento di OVS!
Parole e paragoni pesanti, ci risiamo, ma è davvero impossibile definire, senza ricorrere ad iperboli e superlativi, il genio immenso di colui che è annoverabile come il padre della merda più incatalogabile mai apparsa sul globo terracqueo, il vero discepolo di Stockhausen e Nurse With Wound, si pure loro di gran lunga superati in quanto a livello di sperimentazione. Otto von Schirach è l'artista più sperimentale al mondo nella storia di ogni tempo, i suoi dischi hanno i suoni più sperimentali, inimmaginabili e complicati mai apparsi nella storia della musica, suoni che ridurrebbero persino leggende del famolo strano formato elettronico/digitale/moderno/supercomplesso quali Autechre, Matmos, Monolake o Richard Devine alla stregua di semplici amatori.
Un uomo che ha, via via, sempre più perso il suo cervello, producendo quelli che sono i dischi più malati e deliranti mai giunti alle nostre orecchie, finendo persino per pubblicare sulla prestigiosa Ipepac di quell'altro pazzo che risponde al nome di Mike Patton, suo grande estimatore, oppure a mischiare death metal con hardcore e miami bass, diventando dapprima il Profeta dell'orrido, campionando persino la sua merda, il suo piscio e il vomito di uno stuolo di fan per farne dischi incredibili, poi ridicolizzando tutto e tutti con collage volti a resuscitare generi pescati dalle pagine piu trash della musica, o prenderne per il culo di terzi più modaioli (celebre è la sua deviata parodia del dubstep più commerciale, "End of the World", ma approfondiremo il suo leggendario operato in un secondo tempo) e che ha fatto appena in tempo a produrre un disco più 'serio' - comunque lontano da masturbazioni accademico-intellettuali - che è già leggenda, probabilmente l'opera più importante nella storia della musica e dell'umanità intera, un opera impossibile anche solo da immaginare, figuriamoci concepire.
Il Suono dell'8000 B.C.
Si cazzo, è troppo avanti Otto Von Schirach, autore di un disco che è un capolavoro di statuarie proporzioni, ma prima ancora manifesto della potenza pressocchè senza limiti della musica elettronica, nonchè gli sbocchi creativi - non sempre sfruttati - infinitamente più vasti di qualsiasi strumento acustico esistente che ne derivano. Un disco incredibilmente arduo da trasmettere in lettere: ciò che si sente in "8000 B.C." infatti non ha niente a che fare con quello a cui siamo abituati in questo spazio dove spendiamo le nostre brevi esistenze, "8000 B.C." (Schematic, 2001) equivale più o meno ad un uomo primitivo che si trovi di fronte alla tecnologia di oggigiorno, tra ipad, laptop, social network, robot, e gli si chieda di adoperarli.. un disco che lascia spiazzati di default, anche qualora elettronica, astrattismi e sperimentazione costituiscano i vostri ascolti principali.
Qui non si tratta di scrivere e riportare stronzate del tipo 'chitarre al fulmicotone', 'il canto sofferto e disperato di Y', 'l'assolo di X', 'microritmiche chirurgiche' (qui mi autocito), ma un'orgia planetaria di suoni nuovi, un disco totalmente fuori da questa terra - e anche da quello che si presume ci sia altrove - un disco proveniente da una realtà a noi totalmente ignota, un'opera SCONVOLGENTE per la sua inenarrabile e mostruosa complessità, e una tecnica tale da rendere i Dream Theater dei simpatici e imbranati novellini, una tecnica e una complessità per cui ogni superlativo possibile, o il semplice utilizzo di parole come incredibile, monumentale, statuaria, pazzesca etc. appare schifosamente limitato. Brani, arrangiamenti e strutture in cui per comporne un singolo secondo sembrerebbe Otto ci abbia messo anni e anni.
Chi ha avuto modo di leggere altre mie recensioni saprà che difficilmente tendo ad esaltarmi o abusare di toni enfatici per dischi che magari lo meriterebbero anche (vedi Autechre) ma sulla quale cerco di essere obiettivo e realista; questa è l'eccezione, dal momento in cui parliamo di un lavoro eccezionale.
Ma oltre la complessità c'è il concetto di idee, assolutamente trabordanti da ogni prospettiva: avete presente quando una band suona le stesse cose per tot anni? Si insomma, U2, Rem, Iron Maiden. Oppure quando un genere riesce ad essere talmente compatto e quadrato da essere subito attribuibile a più artisti, e identificabile in una parolina che risponde, appunto, al nome di genere musicale? Avete presente quando qualcuno sperimenta, anche in grandi proporzioni, ma è pur sempre racchiudibile in una casella, ad esempio industrial, glitch, musique concrete, rock... o tuttalpiù 'abstract' se non catalogabile?
Ebbene Otto supera tutti i concetti di catalogazione e persino quelli di astrazione e non catalogazione, suonando non solo diverso da ogni cosa che sia già stata concepita, ma suonando diverso persino da lui stesso, disco dopo disco, sperimentazione dopo sperimentazione; ogni frazione di secondo di ogni suo pezzo, e in particolare di questo disco, è un idea nuova, mai udita prima, suoni mai uditi prima, trovate mai udite prima, oggetti non identificabili. Otto Von Schirach è un Radicale. Uno che ha idee che escono da ogniddove, persino dal cesso (ricordiamo nuovamente il geniale ep con i suoni 'organici') talmente tante da non riuscire a controllarle, vomitando quelli che sono tra i dischi piu unici e incatalogabili e sperimentali mai esistiti.
Provateci, provateci a catalogare questo disco, provate a fare una cover di "Ecleptoze Chemiz-Tri" come fate con i pezzi di Aphex, e voi geek nerdoni segaioli pseudoproduttori che copiate i banchi degli Autechre, aprite il vostro Ableton pompatissimo di plugin all'avanguardia e provate a rifare i suoni di "Aquantumzation Below Zero" con la stessa immediatezza con il quale rifate i synth dei Boards of Canada, provateci a suonare un determinato passaggio di "Endothermic Cavewalker" con la vostra chitarra.. ci sarà da ridere!
Stupisce inoltre il fatto che tutte le quattordici tracce, nessuna esclusa, siano capolavori, opere d'arte di rara bellezza; tra i momenti più gloriosi non possiamo non citare l'hip hop degli anni 8000 che è "25°46' X 80°12'" (dove Otto da subito sfoggio delle disumane abilità nel creare suoni inusuali e trame ritmiche intricatissime), "Time Traveling Lives" (gli Autechre in botta), "Tympanic Calcoolus" (borbogismi intestinali in versione elettronica), "Lunatic Nitrates" (un computer con la diarrea), "C21 H39 N7 O12" (scale fulminee di rumoristiche digitali che manco Petrucci), l'astrazione assoluta di "Triangle Exit" e "No Wood" (com'era quella storia di uno Stockhausen stanco e lapidario nei confronti delle strutture ritmiche post-africane troppo abusate dalla 'nuova' celeberrima 'technocrazia' pseudo-sperimentale? Ebbene di questa ne sarebbe orgoglioso!), l'epica e maestosa "Ecleptoze Chemiz-Tri" (come stuprare il proprio armamentario), "Endothermic Cavewalker" e "Aquantumzation Below Zero" (inni alla dissonanza), "Schematropolis Mirage", (probabilmente la traccia più sobria e regolare, sebbene non meno surreale delle altre), "Smelly Mustard" (un anticipo di quanto di delirante Otto saprà offrire con gli anni a seguire, tra fisarmoniche sbilenche, arabeschi orientali, scacciapensieri stonati, gargarismi e richiami alla più spensierata 'library music' di Roger Roger), "Insectdezyde Juice" e "Elastic Paranormalites" (un elettronica talmente avanzata da fare schifo).
Giù il cappello ragazzi, praticamente le ho citate tutte.. normalissimo quando si parla di un masterpiece così stupefacente, quanto di più fuori dal mondo vi capiterà mai d'ascoltare. Un disco che personalmente amo definire come il "Trout Mask Replica" dei giorni nostri, e che contiene vette di genio che Otto difficilmente raggiungerà in tali proporzioni nel suo futuro, pur essendo gran parte della sua opera roba da 10/10, e ciò deve far capire la magniloquenza di "8000 B.C", un disco che consiglierei anche a quanti vogliano avere le idee più chiare su concetti quali genio, sperimentazione e astrattismo nell'elettronica moderna di matrice laptop, con ovvio ridimensionamento di terzi nomi meno adatti a tali definizioni, e con una grossa dose di autoironia che non guasta mai, una chimera in un mondo che tende spesso a prendersi fin troppo sul serio (cito giusto per fare due esempi la gente che gira attorno ai circuiti degli ormai lanciatissimi Deupree/Noto, o gli inguaribili masturbatori del max/msp). Spettacolare, assolutamente spettacolare.
Carico i commenti... con calma