Ciò che può essere ferito, può essere anche ucciso” Maggiore Duch Schaefer

Per festeggiare il mio primo anno di permanenza su DeBaser, ho scelto di recensire Predator (1987), uno dei film più belli del genere action anni ’80, anche se la pellicola può classificarsi anche come horror o fantascientifico. Il regista John McTiernan condensa tensione, ritmo, azione e violenza in un mix al testosterone che trova per brevi tratti il tempo di prendersi un po’ in giro (ma non troppo!). Gli ingredienti sono quelli giusti: un manipolo di pseudo-supereroi ben assortito, una giungla inestricabile, una missione da compiere ed un nemico praticamente invincibile.

Schwarznegger, in forma strepitosa, pompato all’inverosimile, è il maggiore Duch, posto a capo di una squadra speciale di soldati addestratissimi pronti a portare a termine qualsiasi missione venga loro assegnata. Questa volta si tratta di andare in mezzo alla giungla centro-americana per recuperare alcuni ostaggi. Tutto nella norma, a parte il fatto che tra le fitte fronde degli alberi si nasconde un alieno-cacciatore che pare abbia come hobby uccidere esseri umani, scuoiarli e collezionarne i teschi. Quando questo entrerà in azione, comincerà una battaglia sanguinosa fatta di imboscate, trappole, duelli, corse e tanta tanta adrenalina.

La solita trama, nulla più. Eppure qualcosa in più c’è: forse è l’innegabile carisma di Schwarzy, o forse è l’azzeccata caratterizzazione di tutti i personaggi della sua squadra (ricorda, come idea di fondo, la compagnia de “I Cannoni di Navarone” citazioni o scopiazzature? inutile chiederselo), ma più probabilmente il valore aggiunto è proprio il Predator. Il mostro è semplicemente perfetto, funzionale e “credibile”, tant’è che a più di vent’anni di distanza continuano a fare sequel senza modificarne sostanzialmente le caratteristiche. Le soluzioni per il Predator sono molteplici e tutte molto interessanti e distintive rispetto agli altri esseri horrorifici, a cominciare dalla soggettiva dell’alieno, che spia gli ignari soldati fin dall’inizio, con una sorta di visione termica, proseguendo con il bel effetto speciale della mimetizzazione, senza dimenticare l’infallibile puntatore per il cannone laser da spalla e le treccione alla Cabal. Nella versione in 2 DVD è narrato l’iter di creazione del mostro e l’elaborazione degli effetti speciali, a partire dai primi inguardabili prototipi, fino ad arrivare al definitivo. Piacevoli anche le interviste e le curiosità sul set e dietro le quinte con il cast.

“Predator” è destinato a diventare (forse lo è già) un classico del genere, grazie ad un plot tipico, ad una star di grande successo al botteghino, affiancata da un’antagonista all’altezza, grazie anche al cast in generale (tra gli altri, il wrestler Jesse “the Body” Ventura e Carl Weathers, già Apollo Creed) ed soprattutto grazie al fatto che sono stati eliminati inutili fronzoli come patetiche love stories che culminano in una scena di ginnastica a letto di 30 secondi o come interminabili flashbacks che narrano i traumi passati del nostro eroe di cui non ce ne può fregare di meno. Niente di tutto questo, per fortuna, perché, quando nella giungla c’è un Predator in agguato, non c’è tempo da perdere: basta un attimo per diventare un suo macabro trofeo.

Da (ri)vedere sempre volentieri per passarsi un’ora e mezza e per poter dire, riferendosi a film più recenti, che nonostante si avvalgano dell’impiego massiccio della moderna computer graphic, “Certo che oggi a Hollywood fanno proprio delle cazzate!”.

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