Se la più grande canzone vergata dalla penna di Van Morrison è «Caravan» ed il miglior disco dell'Uomo è «It's Too Late To Stop Now», allora la migliore versione di «Caravan» è quella presente in «It's Too Late To Stop Now».
Suppergiù, così teorizza Nick Hornby in «31 Canzoni», arrivando a designare quella stessa «Caravan» come accompagnamento per la sua dipartita da questa valle di lacrime.
Questione di punti di vista ...
Non solo perché io, per il mio funerale, ho fatto una scelta diversa ma anche perché, nel mio personalissimo taccuino, alla voce Van Morrison, più di «It's Too Late To Stop Now» valgono «Astral Weeks» e «Moondance» (ed anche «Tupelo Honey»).
Poi, che «It's Too Late To Stop Now» sia un gran discone è un altro paio di maniche.
Live celebrativo, in senso assoluto, questo doppio vinile arriva a coronamento e chiusura del periodo aureo di Van Morrison, per intenderci quello che ha abbandonato i Them ed è volato negli Stati Uniti per regalarci nel breve volgere di un lustro «Astral Weeks», «Moondance», «Tupelo Honey» e «Saint Dominic's Preview». Roba che solo il Bob Dylan che va da «The Freewheelin'» fino a «Blonde On Blonde» ha realizzato qualcosa di minimamente paragonabile.
Allora, cosa manca a «It's Too Late To Stop Now» per assurgere al rango di miglior disco di Van The Man?
Manca quello che, invece, il Nostro profonde a piene mani in «Astral Weeks» e «Moondance», che non so definire, ma credo sia questione di atmosfera, di profondo raccoglimento e spensierata gaiezza, quella che rende la versione in studio di «Caravan» migliore della versione live checché ne dica il buon Nick, e lo stesso vale per «These Dreams Of You», per «Into The Mystic», per «Domino» e per quasi tutto il resto del programma, eccezion fatta per «Saint Dominic's Preview», perché la versione qui presente è qualcosa di clamoroso, che surclassa anche quella nell'omonimo disco di studio.
E se magari non è questione di atmosfera, forse è questione che «It's Too Late To Stop Now» è semplicemente "troppo" in tutti i sensi: forse è che Van è troppo su di giri ed appassionato, è troppo gigione e consapevole del suo immenso talento e, costi quel costi, vuole condividere tutto con le fortunate audiences che assistono alla tourné nell'estate del 1973 e col mondo intero che acquista il doppio vinile prima ed il doppio cd poi.
Guarda un po' te, come si atteggia compiaciuto in «Bring It On Home To Me» (Sam Cooke, chi?) o in «Listen To The Lion» (ma quanto è grande questo brano) e massimamente nella conclusiva «Cyprus Avenue» (a proposito di gigioneria, qui all'ennesima potenza, per una decina di minuti di pura estasi).
Meraviglioso, talmente meraviglioso da mettere a disagio i comuni mortali come me, che la grandezza di un Van Morrison riescono a comprenderla solo in minima parte.
Ne viene fuori che, paradossalmente, i momenti più godibili sono quelli in cui affronta il suo repertorio "minore", in pratica l'intero primo disco, tra begli originali resi con vigore e freschezza dagli undici elementi della Caledonia Soul Orchestra e cover sospese tra soul e blues, da Ray Charles a Willie Dixon, passando per Sonny Boy Williamson.
Dall'incedere possente di «Ain't Nothing You Can Do», «I've Been Working» ed «Help Me» a quello lento e sofferto di «I Believe To My Soul» e «I Just Want To Make Love To You»; dagli archi che accompagnano una «Into The Mystic» da brivido alla gioiosa frenesia che scuote «These Dreams Of You» e la veste di ritmi prima sconosciuti; e poi «Warm Love», ed ancora «Domino».
Su tutto, più forte di tutto, la voce di Van a narrare di gioia e dolore, di sorrisi e lacrime, dell'assolata California e della verde Irlanda, come nessuno è in grado di fare, né allora né oggi. E qui tutto è meraviglioso, senza suscitare disagio ma solo stupore per come un'ugola e sette note possano creare un incanto.
Quella stessa voce che, nello splendido, trasfigurato finale di «Cyprus Avenue» urla che è troppo tardi per fermarsi, se ne va portandosi dietro il corpo di Van e lascia spazio all'indescrivibile tripudio dei fiati.
E personalmente non riesco a capacitarmi di come Van Morrison sia riuscito a fare meglio di «It's Too Late To Stop Now».
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